Medicina d’iniziativa: due parole per indicare una rivoluzione nell’assistenza medica che, con questo sistema, va verso i pazienti in modo attivo prima dell’evento acuto, proponendo il lavoro integrato di vari professionisti a partire dal medico di famiglia. D’altra parte l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche richiederà, da parte del Servizio Sanitario, un approccio sempre più programmato e coordinato. Normalmente la sanità pubblica interviene sulle malattie croniche - scompensi cardiaci, diabete, ipertensione, tanto per fare qualche esempio - solo nel momento in cui queste si acutizzano e la situazione diventa critica.
Con il meccanismo della sanità d'iniziativa invece, il sistema pubblico prende l'iniziativa di seguire il paziente anche nelle altre fasi della malattia. Il modello della medicina di iniziativa, o cronic care model, nasce negli Stati Uniti (ovviamente non riferito al pubblico come lo intendiamo noi) e nel 2004 è arrivato in Italia. E' però solo la Regione Toscana - dopo un periodo di verifica e non pochi ostacoli da parte dei medici di famiglia - che ha adottato, almeno per il momento, questo modello nel Piano Sanitario 2008-2010. Circa un terzo delle Società della Salute toscane ha censito i cittadini con malattie croniche e ricorda loro i piccoli passi di cura da fare per prevenire l'acuirsi della patologia. Un grosso passo avanti, dunque, rispetto alla medicina di attesa, basata sull'evento che richiede l'intervento medico e che rappresenta il riferimento base della formazione medica. Un modello che presto potrebbe lasciare spazio alla medicina di iniziativa su tutto il territorio nazionale (ma dipende dalle singole regioni), che trae linfa dai dati epidemiologici e si estrinseca tramite un'offerta proattiva nei confronti della popolazione sanitaria. Certo occorrono sforzi sia da parte del medico che del paziente perché la medicina d'iniziativa richiede un impegno concettuale che porta verso un atteggiamento lavorativo di gran lunga differente. Sacrificio, però, anche da parte del paziente, che viene assistito in un contesto multiprofessionale a schema rigido, nel quale il suo impegno nei confronti del suo stato di salute viene ad aumentare.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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