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Psichiatria, l'autolesionismo dilaga tra i giovani

Psichiatria Redazione DottNet | 03/10/2008 20:57

 Si chiama autolesionismo il nuovo 'brivido' dei giovani italiani. Colpire, ferire il proprio corpo per espiare chissà quali colpe è un fenomeno ormai uscito dall'ombra di pochi malesseri psicologici per diventare un caso nazionale.

  Lo sostengono i dati dei ricercatori della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca), che  a Vicenza hanno presentato i risultati del loro lavoro nel convegno 'Autolesionismo, Disturbi Alimentari e Disturbi di Personalità'. ''Facendosi del male i ragazzi ci parlano - afferma il dottor Roberto Ostuzzi, presidente Sisdca - ci dicono che sono disturbati, non sono sereni e che hanno bisogno di aiuto.

E per andare loro incontro dobbiamo ascoltarli''. I primi segni di un malessere, sostengono medici e psicologi, posso evidenziarsi anche in semplici piercing o tatuaggi: scelte che possono limitarsi a pochi 'ritocchi' del corpo o trasformarsi in vero psicopatologie. Ma cresce il numero di giovani che scelgono strade più veloci per farsi del male. I graffi sono scelti dal 50% dei pazienti, nel 34% dei casi i giovani si provocano tagli o si colpiscono fino a procurarsi lividi (24%), si bruciano (20%) - strategia che pare preferita dai maschi - e si mordono (14%). ''Il fenomeno - precisa Ostuzzi - è legato a contesti sociali e culturali. Ci si manipola il corpo per comunicare e le lesioni sono sempre indice di presenza di psicopatologie.
Sono comportamenti che, se portati all'estremo, possono arrivare purtroppo a esiti fatali. L'indice di mortalità di questi pazienti è stimato attorno al 9-10%''. Un'indagine presentata nel corso del Convegno ha permesso di inquadrare un po' meglio il profilo psicologico di chi ha sofferto o soffre di autolesionismo. Dei 27 soggetti che hanno aderito a un questionario proposto on line (22 femmine e 5 maschi) di età compresa tra 15 e i 30 anni (media 20,77) il 66,67% presenta notevoli difficoltà nella sfera emotiva; l'11,11% difficoltà lievi e il 22,22% sembra non presentarne. Il 70% riporta esperienze traumatiche con tratti rilevanti di rabbia e irritabilità, l'88% ha elevati livelli di depressione. ''Questi comportamenti - spiega Ostuzzi - risultano particolarmente presenti in quadri patologici come il disturbo alimentare, anoressia, bulimia o binge eating, caratterizzati da eccessiva attenzione verso il proprio stato corporeo e dalla sua manipolazione''. Dalle ricerche svolte all'interno del reparto dei disturbi alimentari della casa di cura Villa Margherita a Vicenza su 230 soggetti ricoverati, il 25,7% riferisce di avere messo in atto comportamenti autolesivi sia nella storia di vita che durante il percorso di cura in atto. Rispetto al tipo di disturbo alimentare, questi soggetti autolesionisti hanno per il 53% una bulimia, per il 42% un'anoressia e per il 5% un binge eating.

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