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Medico dell’Asl continua a somministrare un farmaco pericoloso: morta. La famiglia sarà risarcita con 500mila euro

Medicina Generale Redazione DottNet | 28/02/2011 09:47

Per la morte a 18 anni di una ragazza di Dolo (Venezia) dopo un trattamento farmacologico, l'Asl dovrà risarcire la famiglia con 500 mila euro. Lo ha stabilito il Tribunale a conclusione della causa civile intentata dai genitori nel 2005, tre anni dopo il decesso della giovane. La ragazza è morta per necrosi del fegato causata, secondo i giudici, da un trattamento effettuato in ospedale con un farmaco a base di leflunomide, una sostanza che agisce come immunosoppressore e utilizzata contro una forma di artrite reumatoide.

 Il medicinale, tuttora presente nel prontuario farmaceutico italiano, secondo il legale dei genitori, Mauro Zenatto, 'negli Stati Uniti è stato sospeso perché giudicato troppo pericoloso'. Era stata la stessa ragazza navigando in internet, come riportano i giornali locali, a scoprire che il farmaco assunto poteva provocare problemi. Per questo aveva chiesto spiegazioni al medico che la stava curando, che aveva però continuato la somministrazione. Dopo 10 mesi dall'inizio della terapia è avvenuto il decesso. 'Vi è stata una carenza del consenso informato rispetto al farmaco della paziente - rileva Sandro Marcolin, medico legale della famiglia e sindaco di Piove di Sacco - e la causa acclarata della morte è stata attribuita al medicinale, contro il quale c'erano già state diverse segnalazioni'.

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