Inserire i farmacisti anche in case di cura, residenze sanitarie assistite (Rsa), carceri, reparti d'ospedale e dove si preparano medicinali per terapie avanzate come quelle con cellule staminali, per migliorare l'assistenza e diminuire gli errori. Della proposta hanno discusso al Senato i presidenti nazionali delle tre associazioni del settore. Nell'incontro promosso dal senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri, segretario della Commissione igiene e sanità, tra Andrea Mandelli della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Laura Fabrizio della Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo), e Giangiuseppe Console del Sindacato nazionale farmacisti dirigenti del Ssn (Sinafo), sono state toccate anche tematiche relative alla responsabilità del farmacista delle aziende sanitarie nel governo clinico e nella sicurezza del paziente, alla gestione ottimale dei dispositivi medici, e alle attività rimaste orfane dopo la decadenza del D.L. 128/68, quali la chimica degli alimenti, alla legge di riordino dell'intero comparto farmaceutico.
Nell'occasione è stata sottolineata la piena collaborazione tra le tre organizzazioni, già concretizzata dalla realizzazione del progetto sul rischio clinico giunto da poco a compimento, e quello ancora in itinere sulla creazione del farmacista di dipartimento. E' stato affrontato anche il problema dei contratti per i farmacisti specializzandi in farmacia ospedaliera e dell'accesso alla scuola di specializzazione in farmacologia, nonché quello della formazione continua per adeguare le competenze dei farmacisti all'evoluzione del sistema sanitario.
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
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