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Rinnovo della patente di guida ai cardiopatici: c’è bisogno di uniformità

Cardiologia | 26/04/2010 15:17

Dal XII Convegno Nazionale, CONACUORE propone alle Istituzioni competenti la propria collaborazione in materia, finalizzata all’elaborazione di Linee-Guida per facilitare l’omogeneità delle valutazioni su tutto il territorio nazionale. Linee Guida omogenee in tutto il Paese per facilitare l’uniformità e l’appropriatezza nell’accertamento dei requisiti di idoneità alla guida da parte delle Commissioni Mediche preposte al rilascio o al rinnovo della patente ai cardiopatici. Questo quanto chiedono le Associazioni Pazienti aderenti a CONACUORE (Coordinamento Operativo Nazionale Associazioni del Cuore) riunite da ieri a Modena in occasione del XII Convegno Nazionale (Hotel Baia del Re, 23/24 aprile 2010). “Sebbene su questo tema esistano Linee Guida Europee, esse non sono obbligatoriamente applicate. In Italia la Legge è vaga, di conseguenza le Commissioni competenti sono molto libere nelle valutazioni – dichiara il Dottor Riccardo Buchberger, Vicepresidente CONACUORE – Per questo motivo accade che vengano adottati criteri di giudizio differenti non solo da Regione a Regione, ma anche da Provincia a Provincia, con il risultato che lo stesso paziente potrebbe essere giudicato in modo sostanzialmente diverso da due Commissioni della stessa Regione.”

 

Diventa, perciò, indispensabile mettere il medico nelle condizioni di poter dare risposte uniformi ed appropriate di fronte alla valutazione di patologie cardiache e alle eventuali limitazioni che queste potrebbero portare alla guida di un’automobile. Per il rinnovo della patente di guida, ad esempio, è argomento di grande discussione il fatto che una persona sia portatrice di un defibrillatore (ICD), dispositivo che interviene nel momento in cui si manifesti una grave aritmia potenzialmente mortale - come ad esempio una tachicardia ventricolare o la fibrillazione ventricolare - emettendo una scossa elettrica che riporta il cuore ad un ritmo regolare.

“I portatori di ICD - spiega Buchberger - non sono tutti uguali. Il device può, infatti, essere impiantato quando un paziente ha già subito un arresto cardiaco, per evitare il ripetersi di episodi di questo tipo. In questo caso si parla di prevenzione ‘secondaria’. Ma esistono anche casi di prevenzione ‘primaria’, ovvero quando, nonostante il paziente non abbia mai sofferto di episodi aritmici gravi, una valutazione clinica e strumentale fa ritenere che “statisticamente” si potrebbero verificare gravi problemi di ritmo cardiaco. In queste situazioni, l’eventualità che il defibrillatore entri in azione sono assai remote.
Nella realtà dei fatti, però - continua Buchberger - esistono Commissioni che, anche nei casi di prevenzione primaria, giudicano la presenza di un defibrillatore una controindicazione assoluta al rinnovo della patente, altre che preferiscono valutare la storia del paziente, esaminando ad esempio parametri oggettivi come l’entrata in funzione o meno del dispositivo in un lasso di tempo ragionevolmente prolungato”. Recentemente due Medici trevigiani, il dottor Roberto Mantovani (Cardiologo-Aritmologo) e la dottoressa Matilde Filippini (Medico Legale membro di una Commissione) hanno organizzato un incontro tra le Commissioni Mediche Locali del Veneto per tentare di trovare un atteggiamento univoco nei confronti di alcune situazioni cliniche ipotizzate. Il risultato è stata la redazione di una sorta di protocollo che ha permesso ai Cardiopatici del Veneto di avere una uniformità di valutazione”. I risultati sono stati e sono decisamente positivi. L’aspirazione di CONACUORE è quella di far replicare questo tipo di esperienza, per tutte le cardiopatie e per tutto il territorio nazionale, possibilmente con la collaborazione dei Ministeri interessati.

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