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Effetti della cardiomiopatia dilatativa in gravidanza

Cardiologia | 02/03/2010 09:53

Uno studio condotto dall’University di Toronto Pregnancy and Heart Disease Research Programin in collaborazione con il Mount Sinai Hospital ha avuto lo scopo di determinare i possibili esiti avversi che si possono verificare durante la gravidanza delle donne affette da cardiomiopatia dilatativa e di confrontare i loro risultati cardiaci con quelli delle donne non gravide affette dalla stessa patologia.
Le donne con cardiomiopatia dilatativa sono a rischio di complicanze durante la gravidanza, ma in passato non ci sono stati molti studi che hanno analizzato tali problematiche.
Nello specifico durante lo studio sono state reclutate trentasei gravidanze in trentadue donne con cardiomiopatia dilatativa, per le quali sono state esaminate i parametri cardiaci e questi sono stati confrontati con i dati raccolti in donne non gravide affette anch’esse da cardiomiopatia dilatativa.

I risultati ottenuti, hanno evidenziato che il 30% (14 pazienti su 36) delle gravidanze sono state complicate da almeno un evento cardiaco materno. Inoltre dall’analisi multivariata è emerso che la disfunzione ventricolare sinistra moderata o grave e/o insufficienza cardiaca di classe funzionale III o IV (New York Heart Association Classification) sono state i principali fattori di esiti avversi cardiaci materni durante la gravidanza. Nel sottogruppo di donne con moderata/grave disfunzione ventricolare sinistra, la sopravvivenza all’evento è stata peggiore nelle donne in gravidanza rispetto alle donne non gravide (28 + / - 11% vs 83 + / - 10%, p = 0,02).

Il tasso di eventi avversi neonatali è stato più alto tra le donne con fattori di rischio ostetrico e cardiaco (43%).
I dati ottenuti dallo studio hanno quindi rivelato che nelle donne incinte con cardiomiopatia dilatativa il rischio di eventi cardiaci avversi è considerevolmente elevato e l’analisi delle caratteristiche pre-gravidanza può aiutare a individuare le donne a elevato rischio. Infine la gravidanza sembra avere un effetto negativo breve sul decorso clinico nelle donne affette da cardiomiopatia dilatativa.

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