Al Policlinico Umberto I di Roma, negli ultimi 10 anni, sono nati circa 17 mila bambini: il 22,5% da madri straniere. Oggi nell'ospedale capitolino i piccoli dati alla luce da donne immigrate superano il 30% e sono di peso molto basso alla nascita, a maggiore rischio di prematurità, malattie e morte. Sono alcuni dei dati resi noti oggi in occasione del meeting di aggiornamento in pediatria e neonatologia 'Sapienza in pediatria', presso il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche dell'università La Sapienza.
Alla base di questi problemi - sottolinea una nota - le condizioni socioeconomiche svantaggiate delle famiglie e delle donne immigrate e vari fattori che ne ostacolano l'accesso ai servizi sanitari durante la gravidanza. Le donne straniere, infatti, rispetto a quelle italiane sono mediamente più giovani (29,3 anni contro 32,5) e quindi teoricamente a minore rischio, ma partoriscono bambini che presentano più problemi clinici. "I rischi di nascita pre-termine, cioè prima delle 37 settimane di gestazione, e di mortalità perinatale - ha evidenziato Mario De Curtis, direttore dell'Unità di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale all'Umberto I - sono ridotti nei Paesi con una forte politica di integrazione.
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