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Studio Ifom-Ieo: cellule staminali all'origine del cancro del seno

Ginecologia Redazione DottNet | 26/01/2010 12:29

Scoperto da ricercatori italiani un nuovo meccanismo nel processo di origine e sviluppo del tumore al seno. Sono le cellule staminali del cancro, infatti, le vere responsabili dell'insorgenza e della conservazione dei tumori mammari, e il differente numero di staminali in essi contenuto è determinante per spiegare l'aggressività dei vari tipi di cancro del seno.

La scoperta è il frutto di una ricerca diretta da Pier Paolo Di Fiore e Pier Giuseppe Pelicci e condotta al Campus Ifom-Ieo di Milano da scienziati della Fondazione Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom), dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) e dell'Università degli Studi di Milano. Lo studio, pubblicato online su 'Cell', evidenzia come i vari tipi di tumori della mammella presentino caratteristiche estremamente diverse, che ne influenzano l'aggressività, il decorso clinico, e infine la prognosi. La nuova scoperta dimostra che in realtà questa eterogeneità è riconducibile proprio al differente contenuto in cellule 'bambine' tumorali. In particolare, i casi più aggressivi sono quelli in cui il tessuto tumorale è più ricco di queste cellule.

Le staminali tumorali rappresentano una frazione esigua della massa cancerosa. "Tuttavia, sono le reali responsabili della nascita e dello sviluppo di un tumore, in quanto sono capaci di duplicarsi praticamente senza limiti", afferma Di Fiore, scienziato dell'Ifom e ordinario di Patologia generale all'Università degli Studi di Milano.
"Proprio queste cellule - spiega Di Fiore - sostengono la crescita del tumore. In modo simile a quanto accade per le staminali normali nel fisiologico processo di generazione dei tessuti, quelle tumorali rappresentano la vera forza motrice in grado di promuovere e sostenere la proliferazione del tessuto tumorale. Queste cellule, purtroppo, sono anche in molti casi capaci di resistere alla chemio e alla radioterapia, determinandone in ultima analisi il fallimento".
 

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