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Cancro ovarico avanzato: valutazione dell’eviscerazione pelvica posteriore

Ginecologia | 28/10/2009 12:25

Lo scopo principale dello studio svolto presso il Dipartimento di Chirurgia Oncologica del Centro Anticancro Georges Francois Leclerc di Dijon in Francia, è stato quello di dimostrare come l’eviscerazione pelvica posteriore sia una ottima metodica chirurgica per ottenere la resezione completa del tumore ovarico in stadio avanzato che per contiguità ha invaso il retto.

L'obiettivo secondario dello studio è stato invece quello di determinare la morbilità di questa metodica chirurgica.
Nello specifico questo studio retrospettivo è stato condotto su una serie di 41 pazienti, che sono stati sottoposti alla pelvectomia posteriore per il tumore ovarico in fase avanzata, per un periodo di 18 anni, dal luglio 1989 al luglio 2007.
L'intervento ha comportato la resezione completa in 19 pazienti (46,34%), un tumore residuo minore di 2 cm in 19 pazienti (46,34%) e un tumore maggiore di 2 cm in 3 pazienti (7,32%). In 34 pazienti (34 su 41), è stata restaurata immediatamente o nel breve termine una continuità digestiva soddisfacente con la funzione dello sfintere anale.


Il ritardo medio per l'inizio del trattamento complementare è stato di 36 giorni. La sopravvivenza media globale è stata di 33 mesi.
L'obiettivo principale di un intervento chirurgico per carcinosi peritoneale ovarica è quello di ottenere una resezione completa. In caso di invasione diretta del retto per contiguità, quando non vi è alcun piano di clivaggio tra l'utero e il retto, l’eviscerazione pelvica posteriore è un metodo efficace per raggiungere questo obiettivo. La morbilità è relativamente alta, ma è risultata accettabile, data la prognosi infausta di questa malattia, il miglioramento della sopravvivenza dopo l'intervento chirurgico e il miglioramento della qualità della vita e delle funzioni post-operatorie.
 

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