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Staminali: Milano, cellule ringiovanite con reversina per rigenerare il cuore

Cardiologia Redazione DottNet | 22/09/2009 16:43

In una piccola molecola di sintesi la promessa di ringiovanire cellule adulte senza usare né virus né batteri, per poi 'spingerle' a trasformarsi e a curare dall'interno il cuore infartuato.
 

E' la terza via - tra le staminali embrionali e quelle adulte - percorsa dai ricercatori dell'Irccs Policlinico San Donato, alle porte di Milano. Lo spiega Luigi Anastasia, ricercatore universitario del Dipartimento di Chimica, biochimica e biotecnologie per la medicina del capoluogo lombardo, e direttore del Laboratorio di cellule staminali per l'ingegneria tissutale del San Donato, in occasione del convegno 'La medicina riparativa e le biotecnologie: attualità, prospettive e normative', al via oggi all'Università di Pavia per fare il punto della situazione a livello internazionale.

Se nel mondo si moltiplicano gli studi sulle potenzialità delle cellule iPS (staminali pluripotenti indotte, ringiovanite in laboratorio con un cocktail di geni, che però crea problemi di sicurezza), gli scienziati italiani non stanno con le mani in mano. All'Irccs San Donato si punta su una molecola sintetica, la reversina, un derivato purinico con numerose attività biologiche ingegnerizzato nel 2004 a San Diego.
"E' la chiave di un metodo che utilizza fibroblasti, cioè cellule del derma, ma anche staminali del tessuto adiposo, facendole dapprima regredire a livello simil-embrionale, per poi riprogrammarle ad hoc. Il tutto per un possibile utilizzo in campo cardiovascolare e osteo-articolare", dice Anastasia. "Nel nostro approccio sperimentale - prosegue il ricercatore - il de-differenziamento dei fibroblasti avviene grazie alla reversina. Un nostro studio, pubblicato nel 2006, ha mostrato che fibroblasti umani e murini trattati con la molecola vanno incontro a un processo di 'ringiovanimento', assumendo caratteristiche di cellule pluripotenti. Infatti, proprio come accade con le staminali, queste cellule riprogrammate, se sottoposte a opportuni stimoli, si differenziano in cellule del muscolo scheletrico, dell'osso, e del tessuto adiposo.

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