Meno giorni di gelo. Sale la mortalità degli anziani con problemi respiratori
Il cambiamento climatico, con una riduzione delle giornate di gelo, impatta anche sulle allergie allungando di oltre un mese e mezzo la 'stagione dei pollini' con pesanti conseguenze proprio tra chi soffre di allergie, in particolare i bambini affetti da asma, 1 su 5 in Italia, e gli anziani con problemi respiratori, il 17% degli over 65, tra i quali si registra un rischio più alto di decessi dovuti all'esposizione ai pollini. Si segnala infatti un aumento fino al 116% del rischio di decessi tra gli anziani con malattie respiratorie croniche. A segnalarlo gli esperti della Società italiana di allergologia e immunologia clinica (Siaaic), al congresso 'Libero Respiro' in corso a Cetara, in occasione della 18/ma edizione della Giornata nazionale del polline, promossa dalla Società italiana di aerobiologia, medicina e ambiente (Siama), che si celebra domani, 21 marzo. In un mondo che si riscalda sempre di più, infatti, la stagione delle allergie si allunga e si intensifica, iniziando fino a 25 giorni prima in primavera e prolungandosi di circa 20 giorni in autunno. Un aumento complessivo dovuto a un maggior numero di giornate senza gelo nel 2023, anno in cui si sono registrati 10 giorni senza gelo in più rispetto alla media del trentennio 1991-2020.
Allergie respiratorie per 28% italiani a causa di clima e smog
Le allergie respiratorie sono sempre più diffuse a causa dei cambiamenti climatici e dello smog colpendo, anche senza predisposizione genetica, il 28% degli italiani, quasi uno su 3. e' l'sos lanciato dal presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic), Vincenzo Patella, e da Assosalute, l'associazione farmaci di automedicazione parte di Federchimica. Insieme hanno analizzato le tendenze e le soluzioni per una gestione efficace delle allergie respiratorie, grazie anche all'aiuto dei farmaci di automedicazione, riconoscibili dal bollino rosso che sorride sulla confezione. "Negli ultimi anni, il numero di persone colpite da patologie allergologiche è aumentato vertiginosamente - spiega Patella citando i dati Istat -. Se nel triennio 2018-2020 l'incidenza di nuovi casi era dell'11% all'anno, nel 2024 il dato era già al 16%. Oggi le riniti allergiche hanno un'incidenza complessiva che sfiora il 28%". E il colpevole sembra essere il cambiamento climatico che, complice l'innalzamento delle temperature e la conseguente modifica dei ritmi naturali, sta anticipando e prolungando la stagione pollinica, con le prime manifestazioni a febbraio e le ultime ancora a settembre. "Quest'anno - aggiunge - la stagione pollinica è iniziata 25 giorni prima rispetto alle previsioni", confermando la variazione dei ritmi naturali che sta comportando un aumento considerevole di casi, anche e soprattutto in questa stagione 2025. In generale l'ambiente pesa per il 70% sul rischio di sviluppare allergie, la genetica solo per il 30%. L'aumento dell'incidenza delle riniti allergiche non risparmia nessuna fascia d'età, ma sembra colpire maggiormente i bambini e gli anziani. In particolare nei più piccoli si registra un incremento del 5-10% di casi. Ciò significa che una persona predisposta potrebbe non sviluppare allergie se non viene esposta ai fattori scatenanti come smog, acari, muffe o peli di animali. Assosalute e il presidente Siaaic hanno anche dato 5 consigli per gestire al meglio le allergie respiratorie: intervenire tempestivamente ai primi sintomi; monitorare l'ambiente per identificare i periodi di maggiore suscettibilità; i vaccini antiallergici, iniziati già dall'età scolare, possono ridurre sensibilmente i sintomi e garantire benefici a lungo termine; seguire un'alimentazione varia, ricca di cibi crudi, che aiuta a mantenere un microbioma sano, e prestare attenzione alle etichette degli alimenti; per una prima diagnosi accurata, infine, è consigliabile consultare inizialmente il medico di famiglia. Se il disturbo ha un'origine allergica, è opportuno affidarsi a un allergologo.
Patella: “Oggi, le riniti allergiche colpiscono tra il 10% e il 30% della popolazione, con un’incidenza complessiva che sfiora il 28%”
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