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Le donne più a rischio ansia e depressione, ma gli studi ignorano il genere

Psichiatria Redazione DottNet | 06/03/2025 13:37

Gli esperti, anche i medici responsabili, colmare il divario

Le donne sono a rischio depressione e ansia più degli uomini ma solo nel 5% degli studi si considera il genere come variabile, determinando disparità sia nella fase diagnostica che in quella terapeutica. Lo rivela uno studio pubblicato su The Lancet, che analizza i tassi di incidenza e persistenza delle disuguaglianze nei disturbi psichiatrici su un campione di oltre 4,8 milioni di persone in Svezia, e un altro su Nature, che evidenzia come la ricerca continui a trascurare la variabile di genere nonostante l'aumento della consapevolezza su queste differenze. In particolare, le donne presentano un'incidenza più elevata di disturbi depressivi, d'ansia, alimentari, di stress e bipolari tra i 10 e i 54 anni di età.  Gli uomini, invece, sono maggiormente colpiti da autismo, disturbi dell'attenzione e iperattività e da uso di droghe nella fascia d'età 15-54 anni, oltre ai disturbi da uso di alcol in età adulta. Tuttavia, in 10 anni di ricerche, solo il 19% degli studi è stato progettato per individuare differenze di genere e appena il 5% ha considerato il sesso come variabile principale di analisi. Se ne è parlato durante il corso di formazione "Colmare il divario sulla salute mentale della donna: affrontare le disuguaglianze nelle cure", organizzato dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e Fondazione Onda Ets (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere) che si è svolto oggi a Milano.

  "Una problematica che per essere affrontata necessita un approccio olistico e mirato - spiega Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda ETS -. Ampliamento dei servizi, riduzione dei costi per facilitare l'accesso alle cure, sviluppo della telepsichiatria, supporto alle vittime di violenza, sono tra le strategie da implementare. Occorre puntare sulla promozione di politiche inclusive per creare un sistema più equo per la salute mentale delle donne". Per i i co-presidenti della Sinpf, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci (nella foto), le disuguaglianze di genere nel campo della salute mentale "sono evidenti sia a livello globale che in Italia, con le donne che ne pagano il prezzo più alto". Questi numeri "sottolineano l'importanza di adottare strategie di prevenzione e screening basate sul genere, a cui dovrebbero seguire interventi mirati a gruppi di età specifici. È evidente - affermano - che i progressi finora non sono stati sufficienti per affrontare l'importanza delle differenze di genere nella ricerca sulle malattie neurologiche e psichiatriche. Serve un maggiore sforzo, un'alleanza strategica all'interno della comunità scientifica e con le Istituzioni, per colmare questo divario, che vede troppo spesso le donne in enorme svantaggio".

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