Anelli: "La finzione è diventata realtà e non possiamo girarci dall’altra parte”. Di Silverio: "Se i politici prendessero a cuore l'Ssn come hanno preso a cuore questo provvedimento, la sanità non avrebbe più problemi"
Dopo tentativi più volte ripetuti nel corso degli anni, arriva con il decreto Milleproroghe la possibilità per i medici di restare in corsia fino a 72 anni. Secondo l'emendamento, "le aziende del Servizio sanitario nazionale, fino al 31 dicembre 2027, possono trattenere in servizio, su istanza degli interessati, i dirigenti medici e sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale, in deroga ai limiti previsti, fino al compimento del settantaduesimo anno di età e comunque non oltre la predetta data del 31 dicembre 2027. Si aggiunge infine la possibilità per dirigenti medici e sanitari e i docenti universitari che svolgono attività assistenziali in medicina e chirurgia di mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di struttura complessa o dipartimentale o di livello generale", si legge nel testo. Stesso tono per un altro emendamento, riferito però ai professori universitari: "Al fine di garantire la continuità didattica nei corsi universitari i professori ordinari e associati in servizio nelle Università statali possono presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del settantesimo anno e comunque non oltre il settantaduesimo anno di età.
E com'era prevedibile, una levata di scudi è arrivata dalle organizzazioni professionali e dai sindacati: “L’emendamento al Milleproroghe che, ancora una volta, vuole mantenere in servizio sino a 72 anni i dirigenti medici e sanitari non può essere una soluzione alla carenza di personale. La soluzione vera è quella di rendere attrattivo il sistema, investendo sui giovani e sui professionisti per migliorare le loro condizioni di lavoro e valorizzare il loro ruolo”, commenta il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli.
“Già due anni fa eravamo intervenuti sulla questione – continua – ponendo precise condizioni: la temporaneità, la volontarietà e, soprattutto, l’impegno a migliorare le condizioni di lavoro dei medici, in ospedale e sul territorio. Impegno che, pur apprezzando gli sforzi del Governo, non si è purtroppo concretizzato, sinora, in misure realmente risolutive”.
“Quella di far lavorare i medici oltre i settant’anni non può diventare la normalità” spiega ancora Anelli, che già nel 2018 aveva, con la campagna di comunicazione sui “medici centenari”, profetizzato la situazione. “Il paradosso dei colleghi dal volto pieno di rughe che, in camice bianco, ci guardavano dai manifesti nelle nostre strade e piazze, voleva sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sul rischio che, da lì a poco, non ci sarebbero più stati medici a curarci. Ora la finzione è diventata, drammaticamente, realtà e non possiamo girarci dall’altra parte”. “Quella di aumentare l’età pensionabile per i medici del Servizio sanitario nazionale – conclude – non è la soluzione alla carenza di medici, anche perché riguarda una sparuta minoranza di colleghi e rischia oltretutto di bloccare gli avanzamenti di carriera dei più giovani, ponendo le condizioni per ulteriori abbandoni del Servizio sanitario nazionale. Metterla in atto senza investire nel sistema, senza riformarlo, sarebbe una politica miope, inefficace e ingiusta, perché non possiamo chiedere a chi ha già dato tanto ulteriori sacrifici, senza preparare ai giovani un futuro migliore. Occorre una riforma strutturale del sistema, che investa sui medici e sui professionisti, che ne costituiscono la linfa vitale e il tessuto connettivo”.
"Siamo almeno al decimo tentativo negli ultimi anni di mantenere in servizio fino a 72 anni una sparuta minoranza di medici con l’aggravante di conservare il ruolo e le prerogative connesse. Ma con altrettanta pervicacia l’Anaao Assomed lo contrasterà con tutte le sue forze" (come in casi precedenti n.d.r.), incalza Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, all’emendamento al decreto legge Milleproroghe all’esame del Parlamento per la conversione in legge. "Sono ben altri i provvedimenti di cui hanno bisogno la sanità, i medici e i dirigenti sanitari del Paese – tuona Di Silverio - che da tempo avanzano, inascoltati, richieste ben precise. Se i nostri politici, di qualsiasi schieramento, prendessero a cuore il destino del Ssn come hanno preso a cuore questo provvedimento, la sanità non avrebbe più alcun problema". "Quello che più ci sconcerta – prosegue Di Silverio - è che in base ai CAT 2021 (Conto Annuale dello Stato) i dirigenti medici e sanitari che potrebbero restare in servizio oltre i 68 anni compiuti sono 1.253. Tra questi i direttori di struttura complessa sono 340, ovvero il 27,1%, e i responsabili di struttura semplice 245, ovvero il 19,6%. Ancora uno scandaloso provvedimento ad personam". "Chiediamo l’intervento del Ministro della salute per chiarire una volta per tutte la situazione".
Ma vediamo nel dettaglio chi è interessato dalla proroga? Non è una domanda banale, perché in molti articoli pubblicati su diversi organi di stampa si parla delle categorie dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta. Ma in realtà il testo di legge parla di personale medico in regime di convenzionamento con il Servizio sanitario nazionale, quindi in realtà dovrebbero essere coinvolti anche gli addetti ai servizi di continuità assistenziale, emergenza territoriale e medicina dei servizi, oltre agli specialisti ambulatoriali convenzionati. Dovrebbero invece essere esclusi gli specialisti già convenzionati e transitati a rapporto d’impiego, anche se alcuni di essi fanno notare che molte regioni hanno deliberato una totale parificazione giuridico-amministrativa fra le due categorie.
Altra domanda: la permanenza in servizio è un diritto oppure può essere negata? Anche qui soccorre il testo della norma, che parla, come presupposto, dell’assenza di offerta di personale medico convenzionato collocabile, e dice che, su questa base, le Asl possono trattenere in servizio i richiedenti. L’esperienza dice, in concreto, che nel Lazio, dove una deroga simile è già in vigore, alcune Asl hanno negato la prosecuzione ai richiedenti, giovandosi della presenza di altri medici in graduatoria.
Infine, la domanda delle domande: conviene chiedere il mantenimento in servizio? Generalmente, dopo le riforme Enpam ingenerate dalla Fornero è difficile vedere pensioni elevatissime, più alte dello stipendio percepito, salvo forse per qualche specialista ambulatoriale. Quindi, se si gode di buona salute e di una discreta voglia di rendersi ancora utili, il vantaggio economico dovrebbe essere concreto. Sul versante pensionistico, dopo la bocciatura attuariale della proposta Enpam di incentivi calcolati sull’intero trattamento, restano comunque delle maggiorazioni percentuali sugli anni di servizio successivi al pensionamento, e soprattutto si aggiungono anni di contributi al calcolo dell’assegno: per un generico massimalista ad occhio e croce ogni anno di lavoro in più dovrebbe mediamente tradursi in circa un centinaio di euro netti mensili di incremento pensionistico.
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