In Veneto, la buona funzionalità dell'organo ha permesso impianto
Anche passati i 90 anni si può essere donatori di organi: lo dimostra il caso di una donna di 93 anni deceduta all'ospedale di Santorso a seguito di un irreversibile danno cerebrale, alla quale è stato prelevato il fegato, poi impiantato con successo presso l'Azienda Ospedaliera di Verona. Si tratta del donatore più anziano in Veneto e del secondo donatore più anziano in Italia, a pari merito con un uomo di 93 anni a Firenze (mentre il più anziano in assoluto è stato un donatore di 94 anni a Torino). "A differenza di cuore e polmoni, tecnicamente non c'è un limite di età per le donazioni di fegato - spiega Luigi Ongaro, Direttore dell'U.
Se la procedura osservata è la medesima adottata per tutti i donatori, l'eccezionalità dell'età della donatrice ha richiesto però un particolare impegno all'équipe medica incaricata di seguire il caso, al fine di rispettare il volere della paziente e dei suoi cari e poter dare una nuova speranza di vita ad un paziente in lista di attesa per il trapianto: "Sicuramente l'età avanzata ha richiesto una particolare attenzione - spiega il Alessandro Sartori, coordinatore locale per i trapianti presso l'ospedale di Santorso -: un'équipe di tre specialisti del coordinamento trapianti ha lavorato per 11 ore con grande impegno per mantenere l'organo nelle condizioni idonee al trapianto e vi è stata una grande collaborazione anche con la Radiologia e l'Anatomia Patologica per lo svolgimento di numerosi esami in urgenza, richiesti dal centro nazionale trapianti proprio in considerazione dell'età della donatrice. In questo arco di tempo abbiamo monitorato con grande attenzione le funzioni vitali della paziente e siamo interventi ad ogni minima variazione". Attenzioni andate a buon fine: l'organo è stato prelevato dall'équipe dell'Azienda Ospedaliera di Verona, dove poi è stato trapiantato con successo. "Come tutte le donazioni - commenta il Direttore Generale Carlo Bramezza - anche questa è innanzitutto una storia di straordinaria generosità, che merita grande rispetto e gratitudine. Voglio dunque ringraziare in primo luogo i familiari per la loro scelta, ma anche tutto il personale coinvolto, perché sul piano clinico essere riusciti a concretizzare questa opportunità è stata una sfida non banale, senza precedenti in Veneto e con pochissime esperienze analoghe in Italia e in Europa, e questo dimostra ancora una volta la grande competenza dei nostri sanitari".
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