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A Padova il primo trapianto al mondo a cuore battente

Cardiologia Redazione DottNet | 11/12/2024 20:46

Il paziente, un uomo di 65 anni affetto da una cardiopatia post ischemica, sta bene e prima di Natale tornerà a casa

A Padova il primo trapianto di cuore al mondo totalmente a cuore battente dal donatore, sia durante il prelievo che al momento dell'impianto nel paziente ricevente. L'intervento record è stato eseguito nell'Azienda Ospedaliera di Padova, dal team della UOC Cardiochirurgia diretta dal prof. Gino Gerosa. L'operazione è avvenuta due settimane fa: il paziente, un uomo di 65 anni che era affetto da una cardiopatia post ischemica, sta bene e prima di Natale, dice l'Azienda ospedaliera, tornerà a casa.  «Tecnicamente si chiama trapianto da donatore a cuore totalmente fermo a cuore battente — spiega il professor Gerosa — perché appunto il cuore donato non smette mai di battere. Una volta prelevato dal donatore è stato conservato in un macchinario che ne ha conservato la normotemperatura a 37 gradi e lo ha perfuso, allungandone la sopravvivenza dalle consuete quattro ore fino a otto.

Con la tecnica tradizionale invece al momento del prelievo dal donatore l’organo viene fermato poi fatto ripartire una volta impiantato nel paziente. Questa nuova frontiera è un passo in più rispetto al primo trapianto in Italia da noi eseguito l’11 maggio 2023 con donatore a cuore fermo controllato. In quel caso — specifica il cardiochirurgo — il cuore del donatore si era fermato alla morte dello stesso, lo abbiamo fatto ripartire per vedere se fosse idoneo al trapianto e una volta appurato ciò, è stato rifermato per l’impianto nel ricevente. E poi fatto ripartire. Essendo andato così bene da essere poi ripetuto 40 volte nel Paese, abbiamo deciso di alzare l’asticella e adesso per noi l’ulteriore passo avanti potrebbe diventare la tecnica standard».

Il procedimento a cuore battente dal prelievo al trapianto azzera infatti il rischio di danni da ischemia, consentendo una migliore ripresa della funzione cardiaca e quindi un più rapido recupero del paziente, che in questo caso a due settimane dall’intervento sta bene ed è in via di dimissioni. Si tratta di un sessantenne veneto, colpito da cardiomiopatia dilatativa post ischemica e già sottoposto a sostituzione di una valvola cardiaca. Ha ricevuto un cuore prelevato da un donatore in morte cerebrale segnalato in un centro di fuori regione. Il trasferimento dell’organo a Padova è durato tre ore, l’intervento una sola«Abbiamo aperto una nuova strada — conclude il professor Gerosa — sembra più difficile impiantare un cuore che ti batte tra le mani, in realtà il chirurgo è più tranquillo, perché sa che che essendo stato perfuso non subirà danni. Ed è anche più sicuro per il paziente, che in attesa del trapianto deve stare meno in circolazione extracorporea».

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