“Vorrei in questa sede ricordare i 383 medici e odontoiatri che hanno perso la vita per il Covid, soprattutto nella prima fase della pandemia, quando ancora non erano disponibili i vaccini e mancavano anche i più elementari dispositivi di protezione"
"Vorrei in questa sede ricordare i 383 medici e odontoiatri che hanno perso la vita per il Covid, soprattutto nella prima fase della pandemia, quando ancora non erano disponibili i vaccini e mancavano anche i più elementari dispositivi di protezione. Del loro operato, della loro abnegazione deve rimanere memoria, perché solo attraverso la memoria di ciò che è accaduto può passare la ricostruzione del nostro Servizio Sanitario Nazionale e delle nostre stesse esistenze".
Così il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ascoltato questa sera, in audizione alla Camera dei deputati, dalla Commissione parlamentare di inchiesta sula gestione dell’emergenza Covid.
"In particolare – ha specificato Anelli -nei primi mesi di pandemia, circa 60-80 medici morivano ogni mese. Con l'inizio delle vaccinazioni i decessi si sono ridotti, azzerando la mortalità grazie ai vaccini che sono stati per noi la svolta. Metà delle morti sono state sul territorio, dove i medici di famiglia erano soli senza dispositivi di protezione e con mille difficoltà. È proprio nel corso della pandemia che i principi del nostro Giuramento, del nostro Codice, hanno preso vita e si sono incarnati dentro le donne e gli uomini del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Donne e uomini che hanno continuato a curare, senza discriminazione alcuna, senza arrendersi mai. Anche se non c’erano i Dispositivi individuali di protezione, se le mascherine erano finite. È questo che è accaduto al nostro Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Varese, ai 383 medici e odontoiatri che hanno perso la vita, a quelli che si sono contagiati".
"Molti dei nostri colleghi e amici – ha ricordato - si sono ammalati. I medici di medicina generale si chiudevano a vivere nei loro studi per poter almeno continuare a prescrivere; i medici ospedalieri erano costretti a turni massacranti per l’improvviso impennarsi dell’epidemia sommata alle carenze di organico; gli anestesisti rianimatori si sono trovati di fronte alla necessità di scelte impensabili, di dilemmi etici propri di scenari di guerra. Mentre, sul territorio ma anche in ospedale, mancavano i dispositivi individuali di sicurezza, maschere FFP3 e FFP2, visiere, guanti, sovracamici monouso. Scarseggiavano anche i tamponi. Nella nostra sede a Roma le bandiere sono state esposte a mezz’asta, il Portale FNOMCeO è stato listato a lutto, e così sono rimasti sino alla fine dell’emergenza, in memoria di Roberto Stella e degli altri medici caduti sul campo".
"I medici e gli altri professionisti – ha aggiunto - sono stati chiamati ad operare – e i decisori a prendere provvedimenti - in un contesto straordinario: un contesto con evidenze scientifiche scarse e in continua evoluzione, di carenza di personale e di risorse".
"Diciamo dunque, ancora una volta, grazie a tutti i medici – ha chiosato Anelli - che, ciascuno per la propria parte e con il proprio ruolo, quotidianamente e in silenzio, offrono le loro competenze e i loro valori etici ai loro assistiti e a tutti i cittadini. Grazie ai medici ospedalieri, che hanno lavorato senza sosta in contesti provati da carenze croniche di organici e di risorse; ai ricercatori, che hanno raccolto evidenze su una malattia nuova e sconosciuta; ai medici della medicina territoriale, del 118, della continuità assistenziale, delle RSA, delle carceri, delle USCA, della specialistica ambulatoriale interna ed accreditata, che sono stati gli angeli custodi dei pazienti a loro affidati, svolgendo, al di là del loro dovere, anche una funzione sociale di vicinanza e consolazione ai malati; ai medici di famiglia, che hanno fatto della loro relazione privilegiata con i pazienti, frutto di un sacrosanto diritto esercitato dal cittadino, quello della libera scelta basata sulla fiducia e alimentata dalla continuità del rapporto, il primo strumento di terapia, il mezzo principe di guarigione e il sigillo di garanzia di lunga vita in buona salute; a tutti i medici e gli odontoiatri impegnati nelle campagne vaccinali. Un grazie ai nostri Ordini che non si sono mai fermati neppure nelle fasi più drammatiche quando erano costretti a lavorare a battenti chiusi e senza personale perché anche gli impiegati dopo i medici erano ammalati o in quarantena".
Tre, secondo la Fnomceo, le principali lezioni che il Covid ci lascia. La prima è, appunto, quella di proteggere gli operatori sanitari, non per salvaguardare la continuità delle cure ma per assicurarsi che i professionisti non diventino veicoli di infezione. La seconda è l’importanza della solidarietà: tra le Regioni, perché ritornino a ragionare come un corpo unico; tra i cittadini; verso i medici, che non devono mai più essere chiamati a sacrificare la loro vita. La terza lezione è quella di una sanità davvero prossima al cittadino, che risponda alle sue domande di salute nel momento e nel luogo in cui ne ha bisogno.
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