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Consulta: il payback sui dispositivi medici presenta criticità ma è ragionevole e non sproporzionato

Sanità pubblica Redazione DottNet | 23/07/2024 10:38

Confindustria, dal payback una 'crisi irreversibile'

“Il payback presenta di per sé diverse criticità, ma non risulta irragionevole in riferimento all’art. 41 Costituzione, quanto al periodo 2015- 2018. Esso, infatti, pone a carico delle imprese per tale arco temporale un contributo solidaristico, correlabile a ragioni di utilità sociale, al fine di assicurare la dotazione di dispositivi medici necessaria alla tutela della salute in una situazione economico finanziaria di grave difficoltà”. Lo afferma la Corte Costituzionale che ha pubblicato due sentenze (n. 139 e n. 140) sul meccanismo del payback. “Il meccanismo - sottolinea la Corte - non risulta neppure sproporzionato, alla luce della significativa riduzione al 48% dell’importo originariamente posto a carico delle imprese, riduzione ora riconosciuta incondizionatamente a tutte le aziende in virtù della sentenza n. 139”.

Le due sentenze della Corte (n. 139 e n. 140) hanno ad oggetto il meccanismo del payback, che è regolato da diverse norme di legge. La disciplina principale è contenuta nell’art.

9-ter del decreto legge n. 78 del 2015. “Le disposizioni di questo articolo - spiega la Consulta - stabiliscono un tetto alla spesa regionale per i dispositivi medici. Se la regione supera il tetto, le imprese che forniscono i dispositivi ai Servizi sanitari regionali sono tenute a contribuire parzialmente alripiano dello sforamento”. Per gli anni dal 2015 al 2018 è espressamente prevista la procedura di determinazione dell’ammontare del ripiano a carico delle singole imprese (comma 9-bis, inserito nel 2022 nell’art. 9-ter menzionato). Vi sono poi le norme contenute nell’art. 8 del decreto legge n. 34 del 2023. “Queste disposizioni - continua la Corte - hanno istituito un fondo statale da assegnare pro-quota alle regioniche nel menzionato periodo abbiano superato il tetto di spesa. Esse hanno inoltre consentito alle imprese fornitrici dei dispositivi di versare solo il 48 % della rispettiva quota di ripiano, a condizione che rinunciassero a contestare in giudizio i provvedimenti relativi all’obbligo di pagamento”.

"La pronuncia di rigetto della Corte costituzionale sull’incostituzionalità del meccanismo del payback sui dispositivi medici versa un intero comparto e tutta la filiera in una crisi irreversibile. Gran parte delle imprese non solo saranno nell’impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle regioni, ma saranno altresì costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche e, in molti casi, a interrompere l’attività". Questo il commento di Nicola Barni (nella foto), Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, alla notizia del pronunciamento della Consulta. Applicare il meccanismo del payback "causerà una crisi irreversibile": è questo il commento di Confindustria dispositivi medici alle sentenze con cui la Corte costituzionale ha respinto i quesiti del Tar e confermato la costituzionalità dell'istituto del payback sui dispositivi medici. "Chiediamo con forza al Governo l'immediata convocazione di tavoli per gestire la crisi del comparto", rileva in una nota il presidente di Confindustria dm, Nicola Barni.   "La pronuncia di rigetto della Corte costituzionale sull'incostituzionalità del meccanismo del payback sui dispositivi medici versa un intero comparto e tutta la filiera italiana del settore in una crisi irreversibile. Gran parte delle imprese non solo saranno nell'impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle regioni, ma saranno altresì costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche e, in molti casi, a interrompere completamente la propria attività in Italia", osserva Barni.  "Confindustria Dispositivi Medici chiede con forza al Governo l'immediata convocazione e costituzione di tavoli per gestire la crisi del comparto. Inoltre, con questa sentenza - prosegue - non si è considerato che le imprese potrebbero non essere in grado di provvedere alle forniture con un'inevitabile ripercussione sulla capacità del sistema di garantire la tutela della salute dei pazienti".

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