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Dl liste d’attesa: Governo e Regioni verso un compromesso sull’art.2

Sanità pubblica Redazione DottNet | 16/07/2024 16:34

I controlli sulle Asl restino alle Regioni ma che in caso di inadempienze si attivi il potere sostitutivo dello Stato. Smi: superare il tetto di spesa sul personale medico

Dovrebbe slittare a oggi l’esame del decreto sulle liste d’attesa in sanità nell’aula del Senato. Lo ha chiesto lo stesso presidente della Commissione Affari Sociali del Senato Francesco Zaffini secondo cui la maggioranza ha trovato un accordo con le Regioni sui punti più controversi. “L’accordo è stato chiuso - afferma -. Lo spirito è stato quello di trovare un punto di incontro con la Conferenza delle Regioni, per consentire che lo Stato faccia il suo dovere, cioè controlli i flussi di spesa in modo tale che possano determinare risposte per i cittadini, specialmente quando appartengono a una particolare categoria, cioè quella di cittadini fragili che aspettano prestazioni sanitarie”.

Sotto i riflettori l’emendamento con cui si punta a chiudere le polemiche sull’articolo 2 del decreto liste d’attesa, che aveva suscitato contrarietà tra le Regioni prevedendo nella versione originale che un organismo ministeriale potesse esercitare poteri di controllo sulle Asl ed eventualmente prevedere sanzioni in caso di inadempienze sulle norme anti liste d’attesa.

Le modifiche nell’emendamento prevedono che i controlli sulle Asl restino alle Regioni ma che in caso di inadempienze si attivi il potere sostitutivo dello Stato. Altro elemento in corso di valutazione è l’istituzione da parte delle Regioni di un Responsabile unico dell’assistenza sanitaria regionale (Ruas) che dovrà monitorare i tempi nelle aziende sanitarie e segnalare eventuali problematiche.

Secondo Zaffini “ci sono passaggi prettamente tecnici” da ultimare, come la bollinatura del Mef sulle proposte di modifica. E per questo è stato chiesto il rinvio del dibattito in Aula. “Domani andiamo in Aula - ha assicurato - auspicabilmente senza fiducia. Se l’opposizione ce lo consente. E’ chiaro che se ci butta su 1000 emendamenti dobbiamo mettere la fiducia. Altrimenti no, anche perché abbiamo ancora tutto oggi e tutta domani per esaminarlo”.

Per Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità in Emilia-Romagna le Regioni “hanno preso atto che il Governo è disponibile a fare retromarcia sull’articolo 2 del decreto liste d’attesa che avevamo denunciato come una lesione dell’autonomia regionale, per la quale ci saremmo riservati di fare un ricorso alla Corte costituzionale”. “Certamente - aggiunge - per molte Regioni anche se non tutte, restano sullo sfondo ampie criticità per quanto riguarda l’efficacia del decreto . Perché mancano risorse aggiuntive e perché il decreto non prevede ancora una proposta sull’appropriatezza delle prestazioni e sulla riorganizzazione della sanità territoriale , materie che viaggeranno nel disegno di legge”.

Critiche, invece, le opposizioni. “Il decreto sulle liste d’attesa è un provvedimento vuoto - ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein in una conferenza stampa al Senato - un decreto fuffa perché non si può pensare di abbattere le liste d’attesa senza aggiungere un euro a un sistema già sottofinanziato. Non si può pensare di addossare responsabilità a medici e infermieri che già fanno i conti con turni massacranti e reparti sempre più vuoti”. Secondo Schlein “il decreto fuffa ora è diventato decreto zuffa, perché la maggioranza litiga al proprio interno e con le Regioni. C’è qualcosa che non funziona e le Regioni lo hanno detto chiaramente”. Per Schlein “è un decreto sbagliato perché non prevede un piano straordinario di assunzioni ma prevede un impianto inquisitorio e sanzionatorio contro le Regioni quasi a crearsi un alibi”. “Il governo - aggiunge - si deve fermare e dare ascolto al mondo della sanità e al territorio e anche a noi che restiamo disponibili a dialogare in Parlamento. Ma la premier Meloni sembra più preoccupata di tenere buono Salvini piuttosto che intervenire sulla sanità”.

“Fermatevi”, è l’appello il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia che sottolinea “l’assenza di dibattito in Aula e il mancato coinvolgimento delle Regioni nella stesura del testo”. “Per noi - aggiunge - è un provvedimento da ritirare e ci auguriamo che tutto quello che non è stato fatto in commissione possa essere fatto in Aula: tutte le opposizioni sono pronte a offrire il proprio contributo per migliorare il testo, il Governo non provi a mettere il voto di fiducia”. Anche il capogruppo del M5S Stefano Patuanelli critica il provvedimento, parlando di “incapacità del governo che non riesce a dare i pareri per un testo che continua a dividere anche la stessa maggioranza”.

"Occorre superare il tetto di spesa per il personale medico e sanitario per ridurre sul serio le liste di attesa, è questo il nodo che andrebbe sciolto dalla discussone in Senato sul disegno di legge recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie. Senza l'immissione di nuovi medici e nuovi sanitari nel Sistema Pubblico non vi saranno le condizioni per un maggiore numero di prestazioni, con la possibilità di accesso in tempi ragionevoli per tutti i cittadini". Così Pina Onotri, segretario generale del sindacato medico Smi. "Sarebbe contraddittorio sanzionare le Asl dove le attese risultassero più lunghe senza un intervento strutturale, così come appare non risolutivo far crescere il privato accreditato senza che s'investano risorse nel Servizio Sanitario Nazionale. Del resto, sottolinea Onotri in una nota basta tener conto del recente rapporto del Sistema di Garanzia 2022, sui livelli essenziali di assistenza nel Paese, per rendersi conto della gravità delle condizioni della nostra sanità. Risultano essere, infatti, ben otto le Regioni italiane, con sedici milioni di cittadini italiani, quasi tutti al Sud, a cui non si garantiscono a pieno i Livelli essenziali di assistenza. L'Autonomia Differenziata, inoltre, approvata in questi giorni non sanerà il divario tra Nord e Sud dell'Italia, ma aumenterà le diseguaglianze". "Bisogna rimuovere questi ostacoli che determinano la crescita delle liste di attesa, per inaugurare una nuova fase della sanità nel nostro Paese che permetta, finalmente, la fruizione di prestazioni ambulatoriali e di ricovero da parte dei cittadini. Nuovi investimenti per il Ssn con un diverso rapporto Pil/ spesa sanitaria, bloccare la fuga di professionisti e di prestazioni verso il privato, rimuovere i tetti di spesa per il personale medico e sanitario; sono queste -conclude - le soluzioni a cui puntare".

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