Redatte da esperti settore, alla sesta International Conference
Anziani, persone in sovrappeso o con osteoporosi e pazienti in cura con certe medicine che disturbano l'assorbimento della vitamina D sono alcune delle categorie a rischio cui dovrebbe essere prescritta l'analisi del dosaggio ematico, per poi impostare, se necessario, un'integrazione vitaminica adeguata. È il cuore delle raccomandazioni pubblicate sulla rivista internazionale Endocrine Reviews, il paper dal titolo Consensus Statement on Vitamin D Status Assessment and Supplementation: Whys, Whens, and Hows 1 raccoglie le più aggiornate raccomandazioni cliniche su perché, quando e come misurare e integrare la Vitamina D. Il documento è opera di una trentina di autori, tra i massimi esperti al mondo in tema di Vitamina D.
«La supplementazione di Vitamina D - continua Giustina - è necessaria quando l'organismo non ne produce a sufficienza, per tenere sotto controllo i rischi di tipo scheletrico ed extrascheletrico che l'ipovitaminosi D comporta, considerando, inoltre, che non stiamo parlando di una vitamina in senso stretto, ma di un ormone, e che dunque non basta una dieta equilibrata per soddisfarne il fabbisogno. È lo specialista che cura la prescrizione e il follow-up della terapia, fino al raggiungimento dei valori ottimali di Vitamina D. La forma più utilizzata di Vitamina D, nella supplementazione orale, è il colecalciferolo, la molecola sintetizzata dalla pelle con l'esposizione ai raggi solari. Ci sono poi condizioni specifiche, quali l'insufficienza renale ed epatica, in cui forme più attive di Vitamina D (calcifediolo e calcitriolo) possono essere indicate. Il prossimo appuntamento per un nuovo confronto di opinioni sul tema è previsto a Roma, dal 1° al 4 settembre 2024.
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