Di Silverio (Anaao): "Se il decreto sulle liste d'attesa diventerà un disegno di legge sarà uno schiaffo alla coerenza e a questo punto il vero premier è il ministro Giorgetti"
Si biforcherà in due provvedimenti la strategia del Governo per attaccare la piaga delle liste d'attesa nella sanità pubblica: in Cdm andrà subito un decreto legge 'leggero' che non ha sostanzialmente bisogno di risorse. Seguirà poi un Ddl più 'ragionato' in cui dovrebbero rientrare quei provvedimenti che hanno necessità di risorse. E' quanto apprende l'Adnkronos Salute dopo la riunione che si è tenuta tra le Regioni e il ministero della Salute, presenti il sottosegretario Marcello Gemmato e il capo di Gabinetto Marco Mattei. Nessuno del Mef. Riunione "garbata nei toni, ma con qualche imbarazzo reciproco", è trapelato dall'incontro, perché le Regioni hanno lamentato di aver visto le bozze del Dl solo sui giornali.
I contenuti del decreto
Il decreto conterrà alcune misure d'impatto e di riorganizzazione che non hanno necessità di corpose risorse, le visite e gli esami nel weekend, ad esempio. Ma anche la piattaforma di monitoraggio delle prestazioni che sarà in capo all'Agenas, per capire il peso di domanda e offerta di prestazione; l'interoperatività dei sistemi regionali e poi una struttura ispettiva creata 'ad hoc'; l'implementazione dei Cup regionali con il privato accreditato e l'acquisto di pacchetti di prestazioni in intramoenia. All'interno del decreto dovrebbe essere garantito l'accesso alla telemedicina anche a medici di famiglia e pediatri. Il contributo delle 'farmacie dei servizi', presente nelle bozze del Dl, al momento sembra "più sfumato".
I contenuti del Ddl
Nel disegno di legge, che avrà tempi più lunghi e metodi di confronto 'ragionati', perché sono necessarie molte risorse, dovrebbero confluire l'innalzamento del tetto di spesa per il privato e le risorse aggiuntive per il personale. Nel dettaglio l’articolo 1 istituisce presso Agenas la Piattaforma nazionale per le liste d’attesa di cui si avvale il Ministero della Salute. L’obiettivo è disporre per la prima volta di monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie, per sapere i tempi di attesa prestazione per prestazione, Regione per Regione. La piattaforma nazionale è finalizzata a dialogare con le piattaforme regionali delle liste di attesa (interoperabilità) e sarà un decreto del Ministro della Salute a definire le linee guida per realizzare l’interoperabilità tra le piattaforme. La Piattaforma verifica: le agende disponibili, agende accessibili alla prenotazione da CUP (agende pubbliche), distribuzione delle agende tra gli erogatori territoriali ed ospedalieri, consistenza di lista d’attesa per singolo erogatore, tasso di saturazione delle risorse umane e tecnologiche, rispetto dei tempi massimi per classi di priorità.
L’articolo 2 istituisce l’Ispettorato generale di controllo sull’assistenza sanitaria che è alle dirette dipendenze del Ministero della Salute e verifica, presso le aziende sanitarie e ospedaliere, il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste.
L’articolo 3 prevede l’obbligo di un CUP unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato. Se le prestazioni non vengono erogate nei tempi previsti dalle vigenti classi di priorità, le aziende garantiscono al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato. Le modalità sono definite con decreto del ministro delle Salute da adottarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto. E’ previsto anche il divieto per le aziende sanitare e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione (agende). Inoltre si incentivano le Regioni ad adottare soluzioni digitali per agevolare la prenotazione autonoma delle visite e per il pagamento del ticket. Il Cup deve attivare un sistema di recall al cittadino per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Il cittadino che non effettua la visita o l’esame prenotato senza preavviso, dovrà pagare ugualmente il ticket.
L’articolo 4 riguarda il potenziamento dell’offerta assistenziale con visite ed esami diagnostici anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. Per evitare abusi dell’attività in intramoenia, a scapito dell’attività istituzionale finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa, si prevede in ogni azienda ospedaliera le ore di attività libero professionale non deve eccedere quella ordinaria. Sono invece attualmente alla verifica del MEF le seguenti misure riguardanti: tetto di spesa per le assunzioni (art. 5), aumento per gli anni 2025 e 2026 della quota del fondo sanitario nazionale che le Regioni possono usare per l’acquisto di prestazioni da privato convenzionato rispetto a quanto già previsto dalla legge di bilancio 2024 (art. 6).
Novità all’articolo 7: si istituisce una infrastruttura nazionale di intelligenza artificiale (senza oneri finanziari aggiuntivi), la cui progettazione e realizzazione spetta ad Agenas: una infrastruttura che eroga servizi di supporto per la gestione delle liste di attesa sia ai cittadini per l’accesso ai servizi sanitari, sia ai professionisti sanitari per la presa in carico della popolazione assistita; sia ai medici nella pratica clinica quotidiana con suggerimenti non vincolanti; sia alle strutture sanitarie per la gestione e organizzazione ottimale delle prenotazioni e delle agende in relazione ai fabbisogni.
Nel disegno di legge, che consterà di 14 articoli, confluiscono: le misure previste per l’erogazione di prestazioni come vaccini ed esami in farmacia, l’aumento della tariffa oraria del personale medico del 20% per le prestazioni aggiuntive con tassazione al 15%; 100 milioni di fondi per aumentare a 100 euro l’ora la tariffa oraria degli specialisti ambulatoriali interni per il recupero delle liste d’attesa; incarichi libero professionali per gli specializzandi fino a 10 ore settimanali (non più 8). Sono previste anche norme relative a premi e sanzioni dei direttori, in quota del fondo sanitario delle Regioni, legati al rispetto degli obiettivi di riduzione delle liste d’attesa. Si prevede la creazione di un sistema nazionale di governo delle liste di attesa, una cabina di regia presieduta dal ministro che sovrintende l’elaborazione di un piano nazionale ad hoc e vigila sulla sua attuazione. Spazio poi all’appropriatezza prescrittiva: non ci sono tagli delle prestazioni ma si interviene sulle modalità di prescrizione e sulla presa in carico dei pazienti da parte dei medici specialisti: in caso di prima visita o esame il medico ha l’obbligo di indicare la classe di priorità e il sospetto diagnostico. In questo modo è indicato il tempo entro cui la prestazione deve essere garantita. Lo specialista potrà poi prendere in carico il paziente fino al termine del percorso diagnostico, qualora servano ulteriori accertamenti, in modo da evitare che vengano prescritti ulteriori approfondimenti non su indicazione dello specialista.
Medici Ssn: "Ddl schiaffo alla coerenza"
"Se il decreto sulle liste d'attesa diventerà un disegno di legge sarà uno schiaffo alla coerenza e a questo punto il vero premier è il ministro Giorgetti. Il messaggio che arriva - afferma all'Adnkronos Salute Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Ssn - è che non c'è urgenza nel risolvere i problemi della sanità pubblica mentre da tempo chiediamo un riconoscimento professionale per i medici dirigenti anche con la defiscalizzazione della specificità medica. Si legge che stanno valutando le coperture, ma se hai solo tesoretto di 500 mln di euro e lo destini al privato accreditato" nella lotta alle liste d'attesa "vuol dire che non si è capito molto dei problemi del Servizio sanitario nazionale. Le risorse in più devono andare al personale".
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