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Medicina, il Tar del Lazio annulla i provvedimenti sui test 2023/24

Professione Redazione DottNet | 18/01/2024 18:21

Prove non omogenee. L’Unione degli universitari: “Ora test liberi”. I ricorrenti: “Una vittoria per la meritocrazia". La preoccupazione di Anaao: "Il fallimento delle modalità d'ingresso"

Bando e graduatoria illegittimi, il Tar del Lazio accoglie i ricorsi contro i test di ammissione alle facoltà di Medicina, odontoiatria e veterinaria (Tolc) (Clicca qui per scaricare il documento completo). Scrivono i giudici: «Ritiene il Collegio che, nel caso ora in esame, il meccanismo introdotto dall’amministrazione non soddisfi le richiamate esigenze, presentando elementi di alea che, da un lato, non sono giustificati da esigenze oggettive della selezione e, dall’altro, non consentono un ordinamento degli aspiranti sulla base della sola performance, essendo la relativa posizione influenzata, in maniera anche significativa e determinante l’accesso ai corsi di laurea, dall’attribuzione di un fattore di parametrazione del punteggio che limita, in modo per ciascuno diverso, il punteggio massimo raggiungibile e che mina, pertanto, la par condicio tra i candidati. (…) Un sistema siffatto non è, dunque, idoneo ad assicurare la selezione dei candidati più meritevoli e non può, pertanto, superare il vaglio di legittimità».

A rivolgersi al tribunale amministrativo era stato lo studio legale Leone-Fell a nome di 3500 esclusi, secondo i quali era sbagliato, o meglio irregolare, il criterio di valutazione adottato.

Il cosiddetto sistema equalizzatore finito nella lente anche del ministero dell’Università che ha infatti rinviato i test previsti a febbraio. "Siamo felici di questa prima vittoria e che il giudice abbia accolto le nostre tesi e le abbia ritenute fondate, è una vittoria della meritocrazia", dicono gli avvocati Francesco Leone, Simona Fell, Floriana Barbata e Valentina Guddo. "Non siamo d'accordo con le conclusioni della sentenza - spiegano gli avvocati - perché il diritto amministrativo in casi come questo prevede un risarcimento del danno. Il giudice, sebbene abbia annullato bando e graduatoria e decretato l'illegittimità di tutta la procedura, non ha previsto l'immatricolazione in soprannumero". La battaglia dunque non è ancora conclusa,"se i ricorrenti vorranno proporremo appello al Consiglio di Stato. Le due strade plausibili sono infatti la ripetizione della prova per tutti i candidati o l'immatricolazione in soprannumero per i ricorrenti. Non esiste altra opzione".  Nonostante i precedenti in materia, nel caso specifico, infatti, «non emerge un legame di consequenzialità» tra le criticità per le quali è stato fatto ricorso e la richiesta di «ammissione in soprannumero». Immatricolare tutti andrebbe a costituire un «vulnus» per l'accesso alle facoltà a numero programmato. .

«Il Tar Lazio ha confermato le denunce dell'UDU nei confronti del sistema TOLC-Med annullando i Decreti Ministeriali che lo avevano introdotto e il bando. È stato segnato un punto importante, ma la disposizione del tribunale non basta: serve un superamento strutturale del sistema dei numeri programmati». Così in una nota l'Unione degli universitari, Udu. «Nonostante gli appelli dell'Unione degli Universitari alla vigilia dell'introduzione del sistema di selezione a mezzo Tolc, il Ministero aveva ritenuto di andare avanti sostenendo che si trattasse di un sistema equo oltre che legittimo, ma ieri il Tar Lazio ha esplicitato che non è così. Erano diverse le eclatanti illegittimità che, affidandoci agli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia, abbiamo denunciato dinanzi al Tar Lazio che, fra le altre cose, ha accolto il ricorso ordinando al Cisia di consegnare le prove rendendo così la banca dati non più segreta ma pubblica», scrivono.

Il Segretario Nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio e il Responsabile Nazionale Anaao Giovani Giammaria Liuzzi si dichiarano fortemente preoccupati per il contenuto della sentenza TAR Lazio numero 83 del 17 gennaio, che ha annullato i provvedimenti che hanno disciplinato le prove di ammissione alla Facoltà di Medicina per l'anno accademico 2023/2024. Il ricorso è stato presentato da oltre 3500 candidati all’ultimo concorso, svoltosi nel 2023 in diverse prove.        

"Tale sentenza – denunciano Di Silverio e Liuzzi - svela pubblicamente e oggettivamente il fallimento della modalità d’ingresso alla facoltà di medicina tramite il cosiddetto Test TOLC, generando una paralisi amministrativa e giudiziaria senza precedenti che mina in maniera profonda e irreversibile la programmazione dell’entità dei futuri medici italiani. Di fronte a questa paralisi, dovuta a un test da noi ampiamente criticato fin dalla sua istituzione e stante le dichiarazioni del Ministro Mur Anna Maria Bernini di voler introdurre un test ad aprile 2024 con modalità totalmente diverse rispetto al TOLC, chiediamo un incontro urgente con l’auspicio di un confronto serrato e risolutivo per sbloccare questa situazione ed evitare che si ripeta".

"Dalle dichiarazioni del Ministro Bernini – proseguono - si apprende che l’accesso alla facoltà di medicina si svolgerà attraverso un test basato su un database noto di decine di migliaia di domande, dopo un semestre comune aperto a qualunque aspirante medico in cui le lezioni, ad eccezione di Anatomia, potranno essere svolte online. Apprendiamo anche, sempre dalla stampa, che il gruppo di lavoro ministeriale, composto in maniera quasi totale da Accademici, abbia un ruolo da co-protagonista insieme al Ministero dell’università e della Ricerca nell’elaborazione della proposta. A tal proposito ribadiamo la posizione Anaao che resta irremovibile: si al numero programmato per l’accesso a Medicina, no al numero ‘aperto’".

"Davanti ai prospettati cambiamenti epocali che dovrebbero prendere il via tra 4 mesi, non si può non coinvolgere quali stakeholder i sindacati medici di categoria", concludono Di Silverio e Liuzzi. "La prospettiva di vedere già nelle prossime settimane 60.000 studenti immatricolati alla facoltà di medicina ci preoccupa enormemente per la tenuta stessa del Sistema Sanitario Nazionale. Il ritorno della cosiddetta pletora medica andrà ad aumentare di parecchi miliardi di euro la spesa pubblica per formare una tale mole di studenti con drastica riduzione della qualità formativa dei medici del domani. Il nostro obiettivo è di giungere a una soluzione condivisa ed evitare lo scontro che porterebbe migliaia di giovani in piazza".

"La sentenza del Tar Lazio dimostra in maniera inequivocabile che è necessario modificare l'accesso a Medicina. Noi dieci anni fa come Federazione chiedevamo al governo di aumentare i posti a Medicina, perché eravamo consapevoli che, nel 2024, molti più medici sarebbero andati in pensione rispetto al numero degli ingressi a medicina. Oggi invece siamo a fare un discorso inverso. Diciamo al Governo: "Guardate che il numero degli accessi a medicina è esorbitante perché fra dieci anni andranno in pensione solo 7.000 medici mentre oggi abbiamo consentito l'accesso a quasi 20.000 medici". Quindi programmare in maniera adeguata, soprattutto tenendo conto del fabbisogno di medici, è la via migliore per dare una risposta al sistema ma soprattutto non illudere i giovani".

Così il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, commenta la sentenza n. 863 del 17 gennaio 2024, con la quale il Tar del Lazio ha annullato i provvedimenti che hanno disciplinato le prove di ammissione alla facoltà di medicina per l'anno accademico 2023/2024, salvaguardando le posizioni di chi ha superato le prove e si è iscritto ai corsi. Oltre 3mila i ricorsi dei candidati che non avevano superato il test. La notizia è arrivata mentre era in corso una riunione congiunta del Comitato Centrale, dell’Organismo Consultivo Permanente e dell’Osservatorio Giovani Fnomceo, dedicata proprio alla riforma dell’accesso alla facoltà.    "La sentenza del Tar Lazio – aggiunge ora Anelli - ha riportato nuovamente alla ribalta il tema dell'accesso dei giovani alla facoltà di medicina, tema oggetto non soltanto di riflessioni ma anche di dibattito politico".

Fondamentale, secondo la Fnomceo, una corretta programmazione, che va fatta, appunto, da qui a dieci anni: tanto, infatti, è il tempo necessario per formare completamente un medico. Noi – spiega Anelli - dobbiamo registrare come quest'anno andranno in pensione 14.266 medici, mentre l’anno prossimo andranno in pensione 14918 medici, quindi siamo in piena gobba pensionistica, come la definiscono i tecnici. Dieci anni fa, quando si poteva programmare il numero dell'accesso a medicina rispetto ai 14266 medici oggi in uscita, si decise che l'ingresso a medicina doveva riguardare soltanto 10576 matricole. Per l'anno prossimo, quando andranno in pensione circa 15.000 medici, l'accesso a medicina fu stabilito, nel 2015, nel numero di 10.434. Un gap così evidente che ha portato alla carenza attuale di medici specialisti e di medicina generale, carenza che si sarebbe potuta evitare se solo si fossero analizzati con puntualità i dati". "Quest’anno sono stati stabiliti 19544 accessi – illustra ancora – mentre nel 2034 andranno in pensione 7189 medici. Dunque, il rapporto si è completamente invertito, avremo cioè formato più medici di quanti saranno andati in pensione, con una nuova pletora medica". "Occorre dunque lavorare su una corretta programmazione – conclude Anelli – che parta dai dati sui pensionamenti e sui fabbisogni di specialisti e medici di medicina generale da qui a dieci anni".  

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