Gelli: "La sicurezza delle cure diventa parte integrante del diritto alla salute nel rispetto del principio Costituzionale". Schillaci: “Con la norma, più sicurezza delle cure ai pazienti e maggior serenità dei professionisti della sanità”
Un’iniziativa partecipata e arricchente, con molti contributi di qualità e un obiettivo molto chiaro: la Legge 24/2017 resta un punto di riferimento importante ma può essere migliorata, com’è nella natura intrinseca di una legge afferma lo stesso Federico Gelli. A Roma, nella Sala Capranichetta in piazza Monte Citorio, giovedì 14 dicembre, a sei anni dalla sua approvazione, si è parlato dello stato dell’arte della Legge Gelli-Bianco, norma che ha impresso una fondamentale svolta riformista alla materia della responsabilità sanitaria in Italia. Si è parlato in particolare degli importanti risultati già raggiunti dalla legge, di ciò che ancora deve trovare attuazione e delle prospettive future.
Federico Gelli (nella foto) direttore Sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana, ha introdotto i lavori. "La 24/2017 nasce come legge di iniziativa parlamentare trasversale tra le forze politiche: a sei anni dalla sua approvazione intendiamo rafforzare e aggiornare i principi che la ispirano.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha partecipato all’iniziativa ha detto che "la Legge Gelli-Bianco ha avuto il grande merito di definire le coordinate per garantire una maggiore sicurezza delle cure ai pazienti, rafforzando il sistema di gestione e prevenzione del rischio sanitario, e al contempo offrire maggiore serenità a chi eroga le cure: medici e infermieri. Un impianto normativo che, a distanza di sei anni, conserva tutta la sua validità, ma richiede aggiustamenti che tengano conto della necessità di arginare il fenomeno della medicina difensiva e delle richieste che provengono dai nostri medici di depenalizzare la responsabilità sanitaria. Ritengo che la valorizzazione del personale sanitario, oltre a una migliore retribuzione economica, richieda condizioni organizzative che consentano agli operatori della sanità di lavorare in serenità e in sicurezza. Tutelare il personale sanitario significa, infatti, garantire migliori cure ai cittadini; vuol dire assicurare che la prescrizione di un esame diagnostico sia volta a offrire il miglior beneficio di salute al paziente e non a evitare un contenzioso giudiziario; un ruolo fondamentale, in tal senso, lo svolge la Commissione presieduta da Adelchi D’Ippolito sulla colpa professionale medica. Altro grande obiettivo è aumentare il coinvolgimento dei pazienti e dei loro familiari, per restituire centralità all’alleanza terapeutica e rinsaldare la fiducia dei cittadini nel Servizio Sanitario Nazionale.
Un sistema sanitario che, anche grazie alla Legge Gelli-Bianco, ha compiuto importanti passi avanti riguardo alla gestione e soprattutto prevenzione del rischio. Un settore al quale dobbiamo, però, prestare maggiore attenzione perché non sempre è adeguatamente valorizzato. Infine, vorrei ricordare e sottolineare il ruolo centrale dell’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza in sanità, istituito ad Agenas proprio dalla Legge Gelli-Bianco. È un organismo che contribuisce a potenziare la capacità del sistema sanitario di garantire sicurezza delle cure attraverso la raccolta di dati sugli eventi avversi, sulle cause ed entità del contenzioso, la definizione ed elaborazione di linee guida, nonché lo scambio di buone pratiche".
"Il convegno ha rappresentato un’occasione molto importante per presentare i primi risultati maturati alla luce del grande lavoro svolto dalla Fondazione e dai tanti esperti che hanno voluto aderire al nostro tavolo. Ci siamo confrontati sul presente e sul futuro della Legge 24/2017 – commenta Maurizio Hazan, presidente della Fondazione Italia in Salute –. Ringrazio gli ospiti che hanno accettato di condividere con noi una giornata di riflessione sull’argomento: contiamo sulla loro preziosa collaborazione anche per poter proseguire il lavoro e approfondire tanto i temi trattati nel Quaderno quanto quelli ulteriori emersi nel corso del dibattito. Ringrazio in particolar modo il ministro Schillaci per la sua partecipazione, segno che il dialogo della Fondazione Italia in Salute con le istituzioni è costante: non faremo mai mancare il nostro contributo al dibattito pubblico sulla sanità e l’occasione del convegno è stata perfetta.
Il tavolo tecnico ‘lavora’ sui temi nodali della gestione del rischio, delle responsabilità, dei sistemi risarcitori/indennitari, delle coperture assicurative e della prevenzione dei conflitti e ha come obiettivo una revisione della Legge 24/2017 per rafforzarne i princìpi, confermandone l’impianto, individuando nel contempo le aree di intervento per migliorarla e aggiornarla. Si tratta di una norma che, per citare un concetto fondamentale, ha rappresentato una svolta irreversibile nel percorso della responsabilità sanitaria perché ha segnato il passaggio dalla logica del risarcimento a quella della sua prevenzione, attraverso la costruzione di un sistema di sicurezza fondato sulla necessaria adozione di misure organizzative e di gestione del rischio finalizzate alla costruzione, al controllo e al monitoraggio del percorso di cura".
Nel nuovo Quaderno della Fondazione sono state introdotte le tematiche affrontate durante il convegno da: Nino Cartabellotta (presidente Fondazione GIMBE), Paolo Crea (vice procuratore generale Corte dei Conti della Regione Lazio), Flavio Civitelli (vice segretario nazionale ANAAO Assomed), Antonio D’Urso (vicepresidente nazionale FIASO), Francesco Zaffini (presidente della Commissione Salute del Senato della Repubblica) e Adelchi D’Ippolito (magistrato e presidente della Commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle varie e complesse problematiche relative alla colpa professionale medica).
Ad esempio, per D’Ippolito "grazie alla Legge 24/2017 è stato intrapreso il percorso di serenità del professionista sanitario, che ha sicuramente dei benefici nel prosieguo del suo operato quotidiano. La Legge ha rappresentato un perfetto punto di equilibrio, un punto di partenza, per una tematica molto complessa come il rapporto tra la sanità e la giustizia".
Mentre per Zaffini "occorre necessariamente tenere in considerazione i conti, garantendo, nel contempo il più possibile il diritto alla salute e contrastare il burn out dei professionisti della sanità".
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