Molti i dubbi dei giuristi: la proposta di legge non fa distinzione fra coppie eterosessuali o omosessuali. E non richiede il fine di lucro ai fini della rilevanza penale
Primo sì alla maternità surrogata «reato universale». L'aula della Camera approva la proposta di legge con 166 sì, 109 no e 4 astenuti. Il testo ora passa al Senato. La proposta di legge, portata in aula dalla relatrice Carolina Varchi (FdI), si compone di un unico articolo e si risolve nell'aggiungere qualche riga all'articolo 12 della legge 40/2004, specificando che le pene previste al sesto comma si applicano anche se il fatto è commesso all'estero e che il cittadino italiano è punito secondo la legge interna. Molti i dubbi dei giuristi: la proposta di legge, in effetti, non fa distinzione fra coppie eterosessuali o omosessuali.
Secondo la norma, si rischiano la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro per la realizzazione, organizzazione o pubblicizzazione della pratica per cui una donna s'impegna a portare a portare avanti la gestazione per conto di una coppia “committente”: una pratica che in Italia è sanzionata penalmente a differenza di altri Paesi, ad esempio il Canada. Il che ha indotto alcuni cittadini a ricorrere alle pratiche di surrogazione di maternità in Stati dove la gestazione per altri è legale. Finora la Cassazione penale ha escluso l'applicabilità della legge ai fatti commessi all'estero: affinché il reato commesso in parte oltreconfine possa rientrare nell'ambito della giurisdizione italiana, è necessario che si verifichi nel territorio dello Stato «anche solo un frammento della condotta» e che quest'ultimo risulti significativo e collegabile in modo chiaro e univoco alla parte restante realizzata in terra straniera. Escluso finora anche il reato di alterazione dello stato civile per le dichiarazioni all'anagrafe. Ma la Cassazione civile ha negato la trascrizione in Italia dell'atto di nascita del bambino nato all'estero da Gpa per contrarietà all'ordine pubblico.
Sono ormai abbastanza numerosi, anche fra i medici e gli odontoiatri, i casi in cui, al momento della morte del professionista, il diritto alla pensione a superstiti venga attribuito ad un suo nipote, anche in presenza di genitori viventi.
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