Lo rivela il Rapporto 2023 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati, realizzato da AlmaLaurea
Pubblicato il XXV Rapporto 2023 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati. Il settore medico-sanitario è quello probabilmente che presenta maggiori contraddizioni. Il voto è in media dii 107,6 su 110 rispetto a una media nazionale che si attesta su 106,0 su 110 e oltre la metà sono studenti lavoratori (il 55%). Tuttavia c'è da aggiungere la delusione per l'esperienza universitaria (l’85,5% contro una media dell’88,6%). Molte le chance di trovare lavoro a cinque anni dalla laurea, ma meno di quante ne abbiano coloro che hanno concluso gli studi in informatica e tecnologie ICT, ingegneria industriale e dell’informazione. Va meglio sul fronte retributivo: conquistano infatti una retribuzione superiore alla media dei neo laureati di altre specialità (+272 euro mensili netti).
Per delineare l’identikit dei laureati sono stati coinvolti oltre 281mila laureati del 2022 di 77 Atenei, degli 80 aderenti ad AlmaLaurea, mentre la fotografia della condizione occupazionale si basa su un’indagine che ha interessato 670mila laureati di 78 Atenei. Sono stati analizzati i risultati raggiunti nei mercati del lavoro dai laureati nel 2021, 2019 e 2017, contattati rispettivamente a uno, a tre e cinque anni dalla laurea. Completa il Rapporto 2023 il focus sulla Mobilità territoriale, che offre un quadro sugli spostamenti dei laureati per motivi di studio e di lavoro.
Ecco in sintesi i dati emersi.
L’identikit dei laureati Sotto la lente sono finiti 28 Atenei al Nord, 23 al Centro, 26 al Mezzogiorno. Di questi, sei Atenei (Sapienza Università di Roma, Bologna, Torino, Padova, Napoli Federico II e Milano Statale) nel 2022 hanno superato i 10 mila laureati. Il complesso dei laureati si articola in 155.131 laureati di primo livello (che rappresentano il 55,2% del complesso dei laureati del 2022); 31.874 magistrali a ciclo unico (11,3%); 94.090 magistrali biennali (33,5%)
Sono cinque i gruppi disciplinari più numerosi e quello medico-sanitario e farmaceutico si colloca al secondo posto subito dopo l’economico, seguono l’ingegneria industriale e dell’informazione, lo scientifico e il politico-sociale e comunicazione, che rappresentano tutti insieme quasi il 60% dei laureati. I corsi di primo livello sono distribuiti in quindici ambiti disciplinari, con una maggiore concentrazione nei gruppi economico (15,7%), medico-sanitario (12,4%), ingegneria industriale e dell’informazione (12,0%), scientifico (10,5%) e in quello politico sociale e comunicazione (10,4%). I corsi magistrali a ciclo unico, di durata almeno quinquennale, sono presenti in pochi ambiti disciplinari, e in questo caso il medico e farmaceutico fa la parte del leone (45,8%)seguito da quello giuridico (30,6%).
Il Rapporto ha fotografato l’universo femminile. In generale tra tutti i laureati passati al setaccio, le donne - che dai primi anni Novanta costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia – nel 2022 sono state la maggioranza (il 59,7% del totale) con un’incidenza del 68,2% nei corsi magistrali a ciclo unico. Nella graduatoria delle laureate nei corsi di primo livello, i camici rosa si collocano al quarto posto: sono in spiccata maggioranza nei gruppi educazione e formazione (93,2%), linguistico (85,0%), psicologico (81,8%), medico-sanitario (76%) e in quello di arte e design (71,8%).
Origine sociale dei laureati. Dal Rapporto è emerso come l’origine sociale pesi sulle scelte e sulla possibilità di completare con successo un percorso di istruzione universitaria. “L’iscrizione ai percorsi a ciclo unico comporta inevitabilmente una previsione di investimento di durata maggiore rispetto alle lauree di primo livello, investimento che spesso proseguirà con ulteriori corsi di specializzazione – si legge nel Rapporto – anche per questo motivo che i laureati magistrali a ciclo unico costituiscono una popolazione di estrazione sociale relativamente elevata, in particolare quelli del gruppo medico e farmaceutico e quelli del gruppo veterinario”.
Background formativo Tra i laureati magistrali a ciclo unico, il 47,4% proviene dal liceo scientifico con una quota superiore al 60% tra i laureati del gruppo veterinario (65,8%) e tra quelli del gruppo medico e farmaceutico (63,7%). Pochissimi i laureati del gruppo medico e farmaceutico (4,7%) con il diploma tecnico o professionale
I tirocini curriculari svolti e riconosciuti dal corso di laurea rappresentano per le università italiane uno degli obiettivi strategici sul terreno dell’intesa e della collaborazione tra università e sistema economico. Da anni, sottolinea il Rapporto, esperienze rappresentano per gli studenti una carta vincente da giocare sul mercato del lavoro. In particolare i tirocini entrano nel bagaglio formativo del 90,1% dei laureati nel settore medico-sanitario.
Lavoro durante gli studi. Gli studenti-lavoratori in generale sono il 56,6% in diminuzione negli ultimi dei anni: l’incidenza di laureati che si laureano senza alcuna esperienza lavorativa è aumentata di oltre 6 punti percentuali e nel 2022 è pari al 35,7%. I laureati del gruppo medico-sanitario rientrano nel gruppo con minori esperienze lavorative, pur coinvolgendo oltre la metà dei laureati (il 54,9%).
Per i laureati magistrali a ciclo unico in generale la regolarità riguarda il 51,7% dei laureati, una percentuale che aumenta dei laureati del gruppo medico e farmaceutico (sono il 52,4%), all’opposto, sono regolari solo il 40,3% del gruppo veterinario. Il voto medio di laurea nei percorsi magistrali a ciclo unico è di 106,0 su 110. Un voto che supera la media fra i laureati del gruppo medico e farmaceutico che sia attestano su 107,6 su 110.
Livello di soddisfazione. Il Rapporto ha anche misurato la soddisfazione dei laureati. In generale tra i laureati magistrali a ciclo unico l’88,6% si dichiara complessivamente soddisfatto dell’esperienza universitaria. Se i laureati del gruppo educazione e formazione e quelli del gruppo giuridico (rispettivamente 93,4% e 90,9%) sono particolarmente soddisfatti, al contrario i meno soddisfatti sono quelli del gruppo medico e farmaceutico (85,5%) e del gruppo veterinario (89,0%).
Il 72,0% dei laureati magistrali a ciclo unico esprime la volontà di proseguire gli studi, ma questa volontà è molto più alta fra i laureati del gruppo veterinario (81,9%, con il 37,9% orientato alla specializzazione post-laurea) e di quello medico e farmaceutico (82,5%, con il 62,1% orientato alla specializzazione post-laurea),
Condizione occupazionale dei Laureati In generale a cinque anni dal conseguimento della “corona di alloro” il tasso di occupazione è pari al 92,1% per i laureati di primo livello e all’88,7% per quelli di secondo livello. Nella graduatoria dei gruppi con maggiori chance quelli del gruppo medico-sanitario e farmaceutico si collocano al terzo posto dopo i laureati del gruppo informatica e tecnologie ICT e quelli di ingegneria industriale e dell’informazione.
Retribuzioni. Sul fronte retributivo, sottolinea il Rapporto, a parità di condizioni, rispetto ad una laurea di primo livello, il conseguimento di una laurea di secondo livello consente, in media, un premio retributivo stimato pari a 99 euro mensili netti
In media, i laureati dei gruppi medico-sanitario e farmaceutico percepiscono retribuzioni significativamente superiori (+272 euro mensili netti), seguiti dai gruppi informatica e tecnologie ICT (+207 euro),ingegneria industriale e dell’informazione (+204 euro), economico (+109 euro), nonché scientifico (+71 euro), educazione e formazione (+62 euro) e scienze motorie e sportive (+46 euro). All’opposto, tra i più svantaggiati figurano gli psicologici(-40 euro) e arte e design (-32 euro).
Per quanto riguarda la mobilità negli atenei analizzati, chi proviene dal Nord si sposta in misura maggiore per seguire i corsi dell’ambito medico-sanitario e farmaceutico (in particolare i corsi magistrali a ciclo unico), politico-sociale e comunicazione e di quello scientifico. In particolare per l’area medica il risultato trova giustificazione nei meccanismi di ammissione ai corsi a programmazione nazionale.
Sono ormai abbastanza numerosi, anche fra i medici e gli odontoiatri, i casi in cui, al momento della morte del professionista, il diritto alla pensione a superstiti venga attribuito ad un suo nipote, anche in presenza di genitori viventi.
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