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Rasi, gli antivirali orali non sono per tutti. Il vaccino per i bambini sarà emergenziale

Sanità pubblica Redazione DottNet | 07/02/2022 15:06

"I decessi sono il risultato di infezioni di 15-20 giorni prima, quindi dovremmo iniziare a vederli calare"

L'antivirale orale specifico contro il Covid "non è un farmaco facilissimo da usare anche se ha un'assunzione orale. Va usato all'inizio della malattia e in situazione particolari.  Mi auguro arrivi sul territorio sempre di più" ma non può sostituire il vaccino, perché "la pillola non è per tutti, ha effetti collaterali, è una buona arma aggiuntiva, ma prevenire è meglio che curare". Così ad Agorà su Rai Tre, Guido Rasi, consigliere del commissario all'emergenza Covid Figliuolo e già direttore esecutivo dell'Agenzia Europea dei medicinali (Ema), in merito ai farmaci da poco arrivati in Italia.

Sul vaccino per i bambini sotto i 5 anni "l'orientamento che mi sembra stia emergendo dall'Ema è che sarà fondamentalmente un vaccino emergenziale", ovvero "per i bambini fragili, bambini che nascono la mamma che non si è vaccinata o che sono in situazione di vulnerabilità.

Per queste situazioni uno strumento ci sarà", precisa Rasi. Se poi bisognerà vaccinare tutti gli under 5, "dipenderà da alcune variabili: intanto come sarà la circolazione del virus in quella fascia di età", che"per ora in Italia non è critica". C'è "tempo per vedere gli ultimi dati. Ema è stata molto cauta, li guarderà con grande attenzione, anche rispetto alle situazioni europee". Comunque "è bene avere lo strumento pronto nel cassetto".

Rispetto ai decessi con Covid o per Covid "credo che i numeri che abbiamo siano sostanzialmente corretti" ma "il problema è capire, nell'approccio sul territorio, ovvero prima che si arrivi al punto di non ritorno, cosa è stato fatto", ad esempio "se siano stati usati un numero di monoclonali adeguati, in Italia ci sembra un po' più bassino che in altri Paesi", aggiunge ancora Rasi. commentando l'elevato numero di decessi in Italia per Covid. I decessi, ha precisato Rasi, "sono il risultato di infezioni di 15-20 giorni prima, quindi dovremmo iniziare a vederli calare. Il grosso problema è capire perché le medie sono un po' più alte rispetto Paesi comparabili al nostro e lì bisogna andare vedere soprattutto dei parametri di base, come il tempo di ricovero dall'insorgenza dei sintomi, il tempo di trasferimento da un reparto di area non critica a quello di terapia intensiva". Ma bisognerebbe anche, ha concluso, "qualificare anche meglio i decessi, ovvero per omicron o delta, in vaccinati o non vaccinati". 

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