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I pazienti in terapia anticoagulante al tempo del COVID - 19

Medicina Generale Redazione DottNet | 18/01/2022 11:44

Nel corso della pandemia da COVID 19, la gestione della terapia anticoagulante nei pazienti con diverse complessità cliniche ha suscitato un notevole interesse, vediamo il perché...

Le questioni che hanno da sempre caratterizzato l’approccio alle terapie anticoagulanti sono varie:

  • il basso indice terapeutico dei farmaci anticoagulanti;
  • le problematiche dei pazienti complessi e fragili con alta mutevolezza clinica;
  • la difficile organizzazione delle strutture ospedaliere per il follow-up;
  • la difficoltà nella valutazione dell’aderenza e persistenza terapeutica;
  • le complessità burocratiche prescrittive.

A tutte queste si aggiunge il momento storico che stiamo vivendo: la pandemia da Covid-19.

Le misure utili al contenimento della diffusione del virus inevitabilmente riducono il numero delle visite ambulatoriali e allungano i tempi di attesa per i controlli e follow-up. E peggio ancora: c’è il paziente in terapia anticoagulante che si ammala di polmonite COVID-19, di cui vanno attentamente considerate tutte le possibilili interferenze terapeutiche. Infatti molti anticoagulanti possono essere efficaci nella fase iniziale dell’infezione da COVID-19, quando i pazienti presentano un quadro sintomatologico lieve e moderato, per la loro interferenza con il citocromo CYP3A, ma possono comportare allo stesso tempo un rischio elevato di sanguinamento.

Come si può ben capire il quadro è particolarmente complesso!

 É noto che i pazienti in trattamento con AVK (farmaci anticoagulanti Antagonisti della Vitamina K) rispetto a quelli in trattamento con i NAO (Nuovi Anticoagulanti Orali) hanno la necessità di un monitoraggio più frequente.

Pertanto le agevolazioni gestionali e prescrittive riconosciute dei NAO, unitamente alla loro comprovata efficacia e maggiore sicurezza, potrebbero portare la comunità medico-scientifica a propendere per uno switch da AVK a NAO, con la relativa riduzione degli inevitabili contatti per i controlli laboratoristici.

Il passaggio da AVK a NAO deve seguire delle indicazioni ben precise che proviamo a schematizzare nella tabella che segue:

In questo modo si mette al riparo il paziente da inutili rischi legati all’aspetto gestionale della patologia garantendo comunque l’efficacia e la sicurezza della terapia.

In sintesi la scelta terapeutica adeguata insieme agli standard di efficacia e sicurezza dimostrati consente di migliorare la qualità di vita del paziente.

Resta aggiornato con il nostro canale "in FIBRILLAZIONE per i NAO"

 Bibliografia:

Bin Cao, M.D. et al. A Trial of Lopinavir–Ritonavir in Adults Hospitalized with Severe Covid-1 March 18, 2020 DOI: 10.1056/NEJMoa2001282

Liverpool Drugs Interactions Group. Interaction with experimentak COVID-19 therpies; 12 march 2020

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