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Misurazioni seriate della glicemia durante le prime ore dall'infarto miocardico acuto predicono la mortalità

Cardiologia Redazione DottNet | 04/08/2008 13:15

Valori di Glicemia elevata, anche in pazienti che non hanno mai avuto diabete, sono comuni nelle prime ore post infarto acuto ed elevati livelli alla ammissione sono associati ad una più elevata mortalità ospedaliera.

E' possibile che misurazioni seriate possano avere una rilevanza prognostica superiore alla sola valutazione all'ingresso? E' proprio quello che si sono chiesti gli autori dell'articolo pubblicato questa settimana su Circulation. Nello studio sono stati inseriti circa 17000 pazienti con infarto miocardico acuto. Sono stati calcolati la glicemia media, la glicemia media per tempo di ricovero e l'indice iperglicemico valutati nelle prime 24 ore, alle 48 H, e durante tutto il ricovero. Nello studio statistico le valutazioni seriate della glicemia sono state comparate alla valutazione della glicemia all'ingresso per la capacità di predire la mortalità. E' risultato che il valore della glicemia media è il parametro che più è associato all'aumento della mortalità cardiaca con una relazione maggiore rispetto alla semplice valutazione all'ingresso.

Infatti è la persistenza della iperglicemia che sembra incidere maggiormente sulla cattiva prognosi dei pazienti ed i dati sono estremamente riproducibili anche nei pazienti non diabetici.
Il tema della iperglicemia durante infarto acuto è molto seguito dalla comunità scientifica cardiologica internazionale dopo la pubblicazione dello studio ACCORD ed il l'articolo di Circulation è accompagnato da un editoriale dal titolo: Iperglicemia nell'infarto acuto, marker pronto per il "prime time"? In realtà i meccanismi responsabili del fenomeno non sono ancora chiariti del tutto e tuttora non siamo in grado di stabilire se l'iperglicemia è un marker o un mediatore del danno muscolare.
Il Prof.Deedwania ha pubblicato il 25 febbraio sul sito della American Heart Association in uno "statement" ufficiale della American Heart Association un appello a disegnare studi clinici rigorosi sulla valutazione della iperglicemia nelle sindromi coronariche acute in genere (non solo l'infarto acuto). Tutto ciò chiaramente ha delle serie implicazioni terapeutiche. Come vanno trattate queste iperglicemie e con quale grado di aggressività visto che il trattamento troppo spinto può essere addirittura dannoso? Fino alla pubblicazione di linee guida specifiche sembra opportuno per ora trattare i pazienti con iperglicemia > 180 mg/dl con insulina se si trovano in UTIC e monitorare che li valori della glicemia in trattamento sia compresa tra 90 e 140 mg/dl ed solo inferiore a 180 mg/dl se il paziente non è ricoverato in UTIC.
 

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