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Nuove regole per la ricetta: che cosa cambia per l'Mmg

Medicina Generale Redazione DottNet | 17/05/2020 17:14

Il medico di famiglia in Lombardia e Veneto può prescrivere anche il tampone. Lopalco: "occhio ai test sierologici"

La ricetta medica dematerializzata ha adesso una marcia in più: per garantire la disponibilità di farmaci ai soggetti più fragili e, in generale, ridurre l’afflusso di pazienti negli studi medici, sono state introdotte nuove regole per le prescrizioni e per il promemoria cartaceo. La nota del 14 maggio 2020 (clicca qui per scaricare il documento completo) chiarisce i dubbi riguardo la possibilità di ricomprendere i medicinali a base di sostanze stupefacenti e psicotrope, inclusi quelli destinati alla terapia del dolore, nelle prescrizioni dematerializzate.
 
La Circolare precisa che sono prescrivibili con ricetta dematerializzata i medicinali a base di sostanze stupefacenti e psicotrope incluse nelle sezioni B, C, D, E della tabella dei medicinali e i medicinali con forte attività analgesica, previsti dall'allegato III-bis, per il trattamento di pazienti affetti da dolore severo, contrassegnati nella sezione A della tabella dei medicinali con (**). Restano escluse dalla materializzazione le ricette per la prescrizione di medicinali compresi nella sezione A della tabella dei medicinali, con indicazioni diverse dalla terapia del dolore.

 Con la Circolare vengono anche specificate le modalità e i tempi di attuazione della dematerializzazione delle ricette per la prescrizione di farmaci stupefacenti.

Le norme adottate per la dematerializzazione della ricetta
 
Tra le altre misure adottate durante l’emergenza Covid-19 per favorire la diffusione della ricetta elettronica:
 
- l’Ordinanza del capo della protezione civile del 19 marzo 2020 che ha introdotto modalità alternative al promemoria cartaceo per limitare gli accessi presso gli studi dei medici del Ssn;
 
- il decreto interministeriale del 25 marzo 2020, che ha previsto l’estensione della ricetta dematerializzata ai farmaci con piano terapeutico Aifa, ai medicinali distribuiti per conto del Ssn e ha esteso le modalità elettroniche alternative al promemoria cartaceo oltre la fase emergenziale;
 
- la nota del 6 maggio 2020 con la quale è stata avviata la dematerializzazione delle ricette da parte dei medici del Servizio di Assistenza Sanitaria ai Naviganti (Sasn).

In Veneto e Lombardia il tampone con la ricetta
Sono state appena approvate due delibere simili, sia in Veneto che in Lombardia, che prevedono anche il ricorso alla prescrizione del medico di famiglia per accedere al tampone. In particolare la delibera veneta prevede la possibilità di far prescrivere dal medico di famiglia - per tutti i casi sintomatici e i contatti stretti - l’esame con il tampone con l’esenzione da ticket inserendo uno specifico codice (5G1) nel momen to della compilazione della ricetta dematerializzata.

In Emilia e Toscana test sierologico dal Mmg e tampone se necessario
In Emilia Romagna il medico di famiglia potrà prescrivere invece con ricetta dematerializzata (inviata dunque al telefono del paziente) il test sierologico a carico della Regione da effettuare in uno dei laboratori autorizzati per il prelievo del sangue. Se il test risulterà positivo agli anticorpi il paziente dovrà sottoporsi alla quarantena e l’Asl procederà all’esecuzione del tampone per confermare l’infezione ancora n corso. Simile il percorso in Toscana dove medici di famiglia e pediatri potranno richiedere il test sierologico per i pazienti per i quali lo riterranno necessario. Nel caso l’esito del test sia positivo o dubbio dovrà essere effettuato un tampone entro breve tempo: il cittadino sarà invitato a chiamare un numero verde che gli indicherà dove andare ad affettuare l’esame con la garanzia dell’esito entro 24 ore.

Test sierologico

Intanto l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università di Pisa e responsabile del coordinamento regionale emergenze epidemiologiche dell’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale della Regione Puglia, fa un'attenta analisi dell'utilità del test sierologico

C’è stato il momento della richiesta popolare dei tamponi a tappeto e, a riguardo, l’esperto precisa ”Spero la gente abbia capito che un tampone negativo alle ore 8:00 non esclude essere positivo alle ore 8:01 e, sola sola, abbia realizzato che forse hanno ragione gli esperti a fare quello che fanno (si chiamano esperti per questo motivo). Ora è il momento della sierologia. La spinta popolare a fare il test sierologico è forte e, ovviamente, i furbacchioni hanno fiutato odore di business a lunga distanza”.

A cosa serva, al cittadino comune, fare un test sierologico? Gli anticorpi, spiega in una nota dell’agenzia Adnkronos, “iniziano ad essere identificabili a partire dalla fine della seconda settimana dopo l’inizio dei sintomi, quindi più o meno fine della terza settimana da quando abbiamo contratto l’infezione. Questo significa che se io risulto oggi positivo agli anticorpi, comunque per due-tre settimane ho potuto contagiare allegramente chi mi stava vicino. Non serve dunque a identificare i portatori. Per quello serve il tampone”.

Se si è positivi non c'è però sicurezza come spiega Pier Luigi Lopalco: “Esiste una finestra temporale in cui sono presenti gli anticorpi, ma comunque anche il tampone è positivo: cioè ho le IgG ma ho anche il virus in gola. Morale della favola, se sono positivo al test sierologico, devo comunque mettermi in isolamento e fare il tampone”, continua Lopalco.

Ma se il tampone è negativo e le IgG sono positive, che cosa accade? "Un livello alto di IgG (bisogna quindi fare un test che ne misuri il titolo) potrebbe correlare con la presenza di anticorpi neutralizzanti (protettivi), manon è sicuro sia così e, certamente, dipende anche dalla qualità del test che viene fatto. Purtroppo, per verificare la presenza di anticorpi davvero protettivi bisogna fare un test assai complesso che richiede la verifica della neutralizzazione del virus su una coltura cellulare. E’ evidente che un test del genere sono in pochissimi laboratori a poterlo fare.

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