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Clonazione: Antinori, sì ma solo a scopo terapeutico

Ginecologia Redazione DottNet | 21/05/2009 13:19

"Sono convinto che Panos Zavos, che è stato un mio assistente alla fine degli anni '90, abbia la capacità scientifica per fare ciò che ha detto. Ma credo anche che oggi non abbia senso la clonazione a scopo riproduttivo. E' cruciale, invece, andare avanti e lavorare alla clonazione a scopo terapeutico". Così il ginecologo Severino Antinori, presidente della Warm (World Association Reproductive Medicine) e pioniere degli studi sulla clonazione umana, commenta l'annuncio del collega cipriota Zavos, di avere clonato 14 embrioni umani, impiantandone 11 nell'utero di quattro donne.

"Abbiamo dimostrato la fattibilità della tecnica descritta da Zavos già 10 anni fa - ricorda Antinori - ma oggi non ritengo ci sia una giustificazione clinica o di altro tipo per la clonazione umana a scopo riproduttivo. Insomma, si può fare, ma non ce n'è bisogno. Il caso sarebbe diverso se un giorno si esaurisse la spermatogenesi: a quel punto clonare l'uomo sarebbe l'unico modo per consentire la sopravvivenza della specie". Ma oggi la fecondazione assistita si è evoluta talmente che non ci sono motivi per "dar vita a esseri umani 'fotocopia'", dice il ginecologo romano. "Rivendico comunque la paternità di questi studi, ma ormai noi abbiamo abbandonato il ramo riproduttivo, concentrandoci sulla clonazione terapeutica.

Un progetto che porto avanti in diversi Paesi". E che, sottolinea Antinori, non ha nulla a che fare con gli annunci dei Raeliani, che negli anni passati avevano detto al mondo di avere ottenuto i primi bimbi clonati, senza mai fornire però prove scientifiche a testimonianza di ciò. "Non occorre temere lo spettro dei cloni - prosegue Antinori - e lo dico anche al presidente americano Barack Obama. Questo tipo di ricerca non va bandita, ma regolata. Anche se, in assenza di una catastrofe spermatogenetica - conclude - non vedo la necessità di ricorrere alla clonazione riproduttiva".


 

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