Studio italiano su 6000 pazienti. Con trans-catetere i rischi aumentano del 30%
La chirurgia tradizionale per il trapianto di valvole cardiache è più sicura rispetto a quella trans-catetere che permette di operare senza aprire il torace del paziente. Uno studio italiano rilegge criticamente i risultati della nuova tecnica trans-catetere (Tavi) per il trattamento della stenosi valvolare aortica, la patologia degenerativa più frequente. Rispetto all'impianto di una valvola con intervento cardiochirurgico tradizionale (Savr), la Tavi risulterebbe associata a un maggior rischio di mortalità a distanza, che risulta particolarmente evidente dopo i tre anni, 40 mesi per la precisione, e che lo studio valuta attorno al 30%.
Questo ha comportato una costante espansione di tale tecnica ai casi con pazienti sempre più giovani e dal minore rischio di coesistenza di patologie diverse nello stesso individuo. Questi risultati a lungo termine "sono nettamente in favore dell'intervento chirurgico classico", spiega il componente della Fondazione Cuore Domani, onlus della Società italiana di chirurgia cardiaca (Sicch), Fabio Barili mentre il presidente della Sicch, Gino Gerosa, sottolinea che la "validità della nostra azione scientifica legata all'unico obiettivo che è la salute dei cittadini. L'introduzione delle nuove tecnologie richiede valutazione continua e puntuale risultati". Infine, il presidente di 'Cuore domani' Alessandro Parolari evidenzia che "dalle scelte terapeutiche si sono anche ricadute economiche importanti sul Servizio sanitario nazionale" e che "non c'è dubbio che il risultato da noi ottenuto sia soggetto a quelle che potranno essere le nuove evidenze scientifiche".
Con uso tempestivo +50-70% di sopravvivenza ad arresto cardiaco
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