I conflitti generazionali tra genitori e figli persistono anche nelle famiglie di oggi, sebbene l’attenzione alle esigenze dei ragazzi sia molto più alta rispetto al passato, e ciò è segnale della necessità di rimodulare la relazione.
Questa contrapposizione avviene soprattutto tra madre e figlia, dal momento che le adolescenti vedono la figura paterna meno conflittuale rispetto a quella materna. Analizzando il fenomeno da un punto di vista psicoanalitico, gli studi di Neumann sul mito della “Grande Madre” offrono una precisa immagine in chiave archetipa: in generale, gli adolescenti percepiscono più spesso la relazione materna come una barriera verso l’autonomia, a causa di una maggiore dipendenza affettiva, diversamente dal padre che non viene visto come un ostacolo.
Quindi è la madre che, inconsciamente, tiene i figli legati a sé e frena la loro autonomia. La madre quindi svolge un ruolo ambivalente: infonde sicurezza, ma allo stesso tempo rende dipendenti. È la madre che pone l’adolescente nella necessità di svincolarsi e di affermare la propria individualità, e ciò vale soprattutto per le figlie femmine a causa dell’identità di genere che rende il loro rapporto più intimo.
L’adolescente femmina avverte inconsciamente che la madre rappresenta un ostacolo verso la conquista della propria femminilità: in questa fase la madre è vista come onnipotente in entrambi i possibili aspetti, positivo e negativo. La giovane, per poter reggere il confronto esercita, sempre inconsciamente, sentimenti di svalutazione, invidia e disprezzo, tesi a ferire la madre. Questi atteggiamenti non sono che meccanismi di difesa dell’Io, finalizzati a ridimensionare una figura altamente idealizzata e che viene percepita come irraggiungibile.
La madre, oggetto di queste aggressioni, spesso se ne lamenta e rattrista, ma non dovrebbe perché questi atteggiamenti indicano spesso segnali di trasformazione o svolta che, oltre ad essere inevitabili, sono anche un chiaro segno di un’evoluzione che ogni madre dovrebbe augurarsi.
Il legame materno deve allentarsi per far posto ad altre relazioni femminili utili a favorire lo sviluppo di altri modelli, necessari per completare lo schema della sua femminilità sulle basi di una più completa libertà ed autonomia.
Una figlia obbediente e non contestatrice rappresenta sicuramente un “intralcio” in meno, perché non crea contrasti e conflitti, ma questa calma dovrebbe essere oggetto di preoccupazione perché è un indice di un attaccamento innaturale, e che, inevitabilmente, mette in crisi la fase di crescita. Oggi, molto più che in passato, si assiste ad un cambiamento del costume che altera ciò che prima era naturale in questo rapporto madre-figlia adolescente.
Fonte: Erich Neumann – La Grande Madre
A.N.LIT.COM.10.2018.4172
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