Quarant'anni da Louise Brown, nati in provetta 8 mln di bimbi
Troppe differenze tra le Regioni, con modalità che possono variare di area in area. L'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (pma) in Italia, nonostante la legge che regolarizza il settore sia del 2004, è ancora a macchia di leopardo con 'luci ed ombre' e forti gap regionali. A tracciare il quadro, nel quarantennale dalla nascita della prima bambina in provetta, Louise Brown, è la responsabile del Centro Infertilità e Pma del Policlinico universitario S.Orsola di Bologna, Eleonora Porcu.
"In Italia il numero di cicli di trattamenti per la pma non è inferiore alle necessità e soddisfa la domanda delle coppie: sono infatti circa 75mila le coppie trattate ogni anno - spiega Porcu - ed i bambini che nascono annualmente grazie alle tecniche di fecondazione assistita sono circa 12mila".
Insomma, in Italia l'eterologa è 'limitata' da paletti precisi ed è illegale, rispetto ad altre nazioni, la donazione di embrioni congelati. Un primo problema, rileva Porcu, è quindi "la non disponibilità di ovociti per l'eterologa. Ma c'è anche un ulteriore, grave problema rappresentato proprio dal gap tra le regioni: è previsto ad esempio che i trattamenti di pma siano inseriti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e siano dunque gratuiti, o con compartecipazione da parte dei cittadini. Questa norma, però, non è ancora operativa su tutto il territorio e ciò crea ingiuste differenze tra i cittadini". Una situazione a macchia di leopardo in cui, afferma, "ogni Regione agisce in modo autonomo". Da qui le priorità indicate dalla specialista: "La prima urgenza è rendere operativo l'inserimento della pma nei Lea in tutte le Regioni. Altra necessità è aumentare la disponibilità di ovociti. Ma se l'apertura al rimborso spese per i donatori anche nel nostro Paese mi pare un passo al momento difficile da realizzare, è invece importante - conclude Porcu - fare un appello alla generosità degli italiani, per incrementare le donazioni nazionali"
Quando nacque, il 25 luglio 1978, venne definita "la bambina miracolo" e la sua venuta al mondo fu salutata come un evento oltre ogni immaginazione, tanto che il New York Times pubblicò un editoriale dal titolo "Concepire l'inconcepibile". Oggi, la quasi quarantenne Louise Brown - prima bimba nata da una provetta grazie alla fecondazione assistita - non è più un'eccezione: dal 1978, infatti, sono oltre 8 milioni i bimbi nati da procreazione medicalmente assistita (pma) nel mondo e l'utilizzo di tali tecniche è in crescita contro l'infertilità, un problema che solo in Italia riguarda una coppia su cinque.
Eppure, quando nel 2010 venne assegnato il Premio Nobel per la Medicina allo scienziato britannico Robert Edwards, 'padre' della fecondazione in vitro, le polemiche furono roventi, ed aspre critiche vennero anche dal Vaticano. L'allora presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, definì il premio "fuori luogo" per motivazioni etiche e accusò il biologo di essere causa del "mercato degli ovociti". Anche i coniugi Brown furono criticati per la loro scelta, ricevendo addirittura lettere di minaccia. "Mia madre non avrebbe mai potuto immaginare quanto la pma si sarebbe sviluppata in questi 40 anni, con milioni di bimbi nati. E' incredibile pensare che tutto sia cominciato con lei e mio padre", ha avuto modo di affermare Louise, oggi a sua volta madre. E infatti, di strada ne è stata fatta tanta, come evidenziano gli ultimi dati presentati in occasione del congresso della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) in corso a Barcellona: se in 40 anni sono nati oltre 8 milioni di bimbi dalla pma, quelli che nascono ogni anno grazie a tali tecniche sono più di mezzo milione come risultato di più di 2 milioni di cicli di trattamenti effettuati.
In Europa, è la Spagna il Paese più attivo sul fronte della pma, con 119.875 cicli di trattamenti nel 2015. Oggi, rende noto l'Eshre, i tassi di gravidanza da pma sembrano essersi stabilizzati in Europa al 36%, mentre sono in aumento le gravidanze da ovo-donazione (circa il 50%). Il tasso di gravidanze andate a buon fine "si è stabilizzato - afferma il presidente del Consorzio europeo Eshre per il monitoraggio della fecondazione in vitro, Christian de Geyter - ma sta aumentando l'ovo-donazione e anche il ricorso agli embrioni congelati è aumentato del 7% nel 2015 rispetto al 2014". Tuttavia, rileva l'esperto, "la disponibilità dei trattamenti pma in Europa resta molto varia, con ad esempio Danimarca e Belgio che offrono più di 2.500 cicli di trattamenti per milione di abitanti ed altri Paesi, come Austria e Italia, la cui offerta è considerevolmente più bassa". In Italia, la pma è regolamentata dalla legge 40 del 2004, mentre la fecondazione assistita eterologa diventa legale solo nel 2014 grazie alla sentenza della Corte Costituzionale che dichiara illegittimo il divieto all'eterologa nei casi di infertilità assoluta.
Attualmente, commenta la responsabile del Centro di infertilità e pma del Policlinico S.Orsola di Bologna, Eleonora Porcu, "in Italia siamo in grado di rispondere alla domanda di pma da parte delle coppie, ma il vero problema resta la diseguaglianza di accesso alle tecniche nelle regioni". C'è insomma, afferma, "una situazione a macchia di leopardo con forti gap regionali. Ciò vale per la sanità in generale, ma anche per l'accesso alla procreazione medicalmente assistita"
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