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Da Il Sole 24 Ore Sanità: stabilizzazione dei precari in Calabria

Medicina Generale Redazione DottNet | 01/08/2008 11:06

L’assessore calabrese alla Sanità, Vincenzo Spaziante, lo aveva detto a chiare lettere solo qualche settimana fa: «Il problema del precariato nel settore Sanità è una concausa della debolezza che caratterizza il sistema, per questo la riduzione del fenomeno consente basi solide per l’efficienza operativa del servizio».

Ora l’auspicata riduzione compie un passo in avanti dopo il via libera della Giunta guidata da Agazio Loiero al protocollo d’intesa, sottoscritto dallo stesso Spaziante e dai sindacati confederali e di categoria, per la stabilizzazione del personale precario dirigente del Ssr. Il provvedimento chiarisce innanzitutto agli enti e alle aziende del servizio sanitario l’ambito di applicazione del percorso recependo le indicazioni contenute nelle ultime due Finanziarie (comma 519 dell’articolo 7 della legge 296/06 e comma 90 dell’articolo 3 della L. 244/07). La stabilizzazione, che riguarderà il personale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua questo requisito in virtù di contratti stipulati prima del 28 settembre 2007 (secondo le modifiche apportate dall’ultima Finanziaria 2008 al limite temporale fissato dalla manovra precedente), potrà includere solo il personale che abbia sostenuto, si legge nel protocollo, «procedure selettive di tipo concorsuale e previa pubblicazione di avviso dell’avvio delle procedure di stabilizzazione, nel quale saranno indicati requisiti e criteri per la presentazione della domanda».

Per tutti gli altri precari, invece, bisognerà ricorrere a procedure selettive pubbliche che dovranno garantire un adeguato riconoscimento delle esperienze lavorative maturate dai collaboratori all’interno delle aziende. Spetterà a queste ultime poi tracciare una ricognizione di tutte le posizioni lavorative ricoperte da personale precario, le cui caratteristiche rientrino nell’identikit fissato dalla Finanziaria.
E saranno sempre le aziende a dover indicare quante posizioni possono essere trasformate in posti di lavoro a tempo indeterminato, anche part-time, «definendo per ciascuna il ruolo, la categoria e il profilo professionale di inquadramento». I dati saranno oggetto di un piano triennale per la stabilizzazione che l’azienda dovrà sottoporre al vaglio dei sindacati e all’approvazione dell’assessorato alla Salute. La stabilizzazione, precisa ancora l’intesa, non sarà applicata al personale «afferente alle strutture di staff delle direzioni generali di Asp, Ao e Aou, salvo che non faccia parte di strutture organizzative formali dell’azienda». Le aziende continueranno ad avvalersi del personale interessato alla stabilizzazione fino alle definizione delle procedure relative «ivi compresa la maturazione dell’anzianità prevista per accedervi». Ultima annotazione: la valutazione delle esperienze lavorative nelle aziende del Ssr. Perché, nell’ambito dei percorsi di stabilizzazione, le aziende dovranno passare al setaccio le esperienze maturate dai collaboratori. Ponendo particolare attenzione a due aspetti: le competenze accumulate nell’ambito professionale cui si riferisce il concorso e il monte ore della prestazione lavorativa.

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