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Business fecondazione: il test di preimpianto può costare 12mila euro

Ginecologia Redazione DottNet | 22/01/2018 19:24

In un solo centro pubblico, a Cortona, è possibile eseguirlo con una copertura per 8mila malattie

Una corsa ad ostacoli e dai costi spesso eccessivi. Per le coppie che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita (pma) e portatrici sane di malattie genetiche, ottenere il test per la diagnosi genetica preimpianto (pgd) sull'embrione per scongiurare che sia affetto dalla patologia è tutt'altro che semplice: il test non è al momento previsto nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ed in un solo centro pubblico, quello di Cortona, è possibile eseguirlo con una copertura per 8mila malattie, mentre in altri 4 centri in Italia lo si esegue solo per alcune patologie.

Per le coppie, dunque, le difficoltà sono enormi, considerando che il costo del test nel privato può arrivare anche a 12mila euro. Grazie ad un accordo con la Asl Toscana sud est, ad oggi l'unica struttura pubblica in Italia ad effettuare la Pgd per circa 8.

000 malattie ereditarie è l'Unità Genetica Medica dell'Azienda ospedaliero-universitaria Senese, diretta da Alessandra Renieri, in collaborazione con l'ospedale Santa Margherita di Cortona. Aperto alle coppie di tutta Italia, il Centro prevede il pagamento di un ticket che va da 600 a 1.200 euro. A circa otto mesi dall'inizio dell'attività, i primi risultati sono stati presentati oggi in un convegno a Cortona: "15 le coppie valutate sinora - spiega Renieri - e 60 le diagnosi preimpianto effettuate, con 10 embrioni risultati malati e 10 sani, mentre per gli altri gli esami sono ancora i corso". Al momento, afferma la struttura, oltre 100 coppie sono in lista di attesa.

In assenza di un intervento a livello centrale, non essendo tale esame previsto nei Lea nazionali, la Toscana ha dunque deciso di regolare la questione relativa al test Pgd attuando direttamente la sentenza della Corte Costituzionale 96/15, che stabilisce che tale esame è una prestazione accessoria alla Pma (come l'amniocentesi alla gravidanza) ed è ammissibile in tutti i casi in cui la patologia risponda ad un criterio di gravità tale da legittimare la donna, successivamente, ad interrompere la gravidanza secondo la legge 194 (ipotesi di aborto terapeutico). Sulla questione hanno preso posizione anche le associazioni delle coppie che accedono alla Pma e l'Associazione Luca Coscioni, scrivendo al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Nella lettera, le organizzazioni chiedono di "aggiornare i Lea inserendo la diagnosi genetica preimpianto" e di "rendere possibile accedere realmente a tutte le tecniche di Pma, inclusa la diagnosi preimpianto, anche nelle strutture pubbliche perchè il limite economico non sia un ostacolo ad avere una famiglia con dei figli". Richieste formulate in vista dell'aggiornamento sui Lea, atteso entro fine febbraio. Con l'aggiornamento dei Lea nel 2017, conclude infatti l'associazione Coscioni, "per la prima volta abbiamo visto l'inserimento di tutte le tecniche di Pma, ma non si fa alcun cenno alle tecniche applicate in tutti i Paesi europei per la diagnosi genetica di preimpianto, da considerarsi a tutti gli effetti parte integrante delle diagnosi prenatali".

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