E' una procedura di radiologia interventistica complessa ma mininvasiva concepita per indurre l'ipertrofia epatica
Si chiama PISA e l'acronimo (Percutaneous Intrahepatic Split by Ablation) casualmente coincide anche con il nome della città in cui la tecnica è stata messa a punto. E' una procedura di radiologia interventistica complessa ma mininvasiva concepita per indurre l'ipertrofia epatica nei pazienti affetti da grossi tumori epatici primitivi o da multiple metastasi epatiche. Lo rende noto l'Azienda ospedaliero universitaria pisana.
"La nuova procedura - spiega una nota - è stata realizzata per la prima volta da Alessandro Lunardi, medico dell'Unità operativa di radiologia interventistica (diretta da Roberto Cioni), che l'ha ideata nel 2015 insieme a Ugo Boggi, direttore dell'Unità operativa di Chirurgia generale e trapianti dell'Aoup". La novità consiste nell'indurre un'ipertrofia del fegato che consenta anche asportazioni maggiori della parte malata di organo, laddove necessario, poiché crea le condizioni per lo sviluppo dell'ipertrofia del fegato sano, associando due procedure percutanee mini invasive.
"la tecnica si è dimostrata sicura in assenza di complicanze e i pazienti operati, dopo le procedure radiologiche, hanno avuto un buon decorso postoperatorio in assenza di complicanze maggiori.
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