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Tumori: da Pisa arriva una nuova tecnica chirurgica per il fegato

Sanità pubblica Redazione DottNet | 30/09/2017 16:29

E' una procedura di radiologia interventistica complessa ma mininvasiva concepita per indurre l'ipertrofia epatica

Si chiama PISA e l'acronimo (Percutaneous Intrahepatic Split by Ablation) casualmente coincide anche con il nome della città in cui la tecnica è stata messa a punto. E' una procedura di radiologia interventistica complessa ma mininvasiva concepita per indurre l'ipertrofia epatica nei pazienti affetti da grossi tumori epatici primitivi o da multiple metastasi epatiche. Lo rende noto l'Azienda ospedaliero universitaria pisana.

"La nuova procedura - spiega una nota - è stata realizzata per la prima volta da Alessandro Lunardi, medico dell'Unità operativa di radiologia interventistica (diretta da Roberto Cioni), che l'ha ideata nel 2015 insieme a Ugo Boggi, direttore dell'Unità operativa di Chirurgia generale e trapianti dell'Aoup". La novità consiste nell'indurre un'ipertrofia del fegato che consenta anche asportazioni maggiori della parte malata di organo, laddove necessario, poiché crea le condizioni per lo sviluppo dell'ipertrofia del fegato sano, associando due procedure percutanee mini invasive.

Questa tecnica riduce il rischio di mortalità e meno complicanze. Questa nuova tecnica chirurgica ha la peculiarità di rendere mini invasivo il primo stadio della tecnica usata precedentemente creando un piano sagittale di necrosi coagulativa mediante ablazione a microonde che permette di interrompere gli scambi portali intraparenchimali tra i due lobi del fegato, considerati un fattore limitante per lo sviluppo di ipertrofia del fegato sano del paziente. Le elevate percentuali di ipertrofia ottenute hanno reso operabili pazienti che altrimenti non sarebbero stati candidabili a resezioni epatiche maggiori. Sui primi pazienti con i quali è stata adottata, conclude l'Aoup,

"la tecnica si è dimostrata sicura in assenza di complicanze e i pazienti operati, dopo le procedure radiologiche, hanno avuto un buon decorso postoperatorio in assenza di complicanze maggiori.

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