Arriva dall'angiostatina, usata come modulatore del sistema immunitario, la nuova speranza per battere i tumori tagliando 'i viveri' al tessuto malato e impedendogli, così, di nutrirsi e crescere. L'azione di questa sostanza - stimolatore immunitario naturalmente presente nel nostro corpo - è quella di contrastare, infatti, lo sviluppo autonomo di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) che il cancro usa per ricevere sostanze nutritive e aumentare di volume.
La scoperta che apre nuove prospettive di studio è opera di un team tutto italiano guidato da Adriana Albini, responsabile della ricerca oncologica dell'Istituto Irccs MultiMedica di Sesto san Giovanni. Lo studio è stato pubblicato dal 'Journal of Translational Medicine', rivista scientifica nata con l'obiettivo di promuovere la ricerca traslazionale, quella cioè che punta a portare i risultati di laboratorio alla pratica clinica. I ricercatori di MultiMedica - insieme a Claudio Brigati dell'Istituto tumori di Genova, Agostina Ventura del Consorzio biotecnologie avanzate (Cba) di Genova, Antonio Sica dell'Istituto Clinico Humanitas e Douglas Noonan dell'università dell'Insubria - hanno studiato l'interazione dell'angiostatina con le cellule mieloidi, un sistema difensivo del corpo costituito da alcuni globuli bianchi dell'organismo, tra cui principalmente granulociti e macrofagi.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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