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Nuova speranza per "affamare" cancro da studio su angiostatina

Oncologia Redazione DottNet | 18/02/2009 12:35

Arriva dall'angiostatina, usata come modulatore del sistema immunitario, la nuova speranza per battere i tumori tagliando 'i viveri' al tessuto malato e impedendogli, così, di nutrirsi e crescere. L'azione di questa sostanza - stimolatore immunitario naturalmente presente nel nostro corpo - è quella di contrastare, infatti, lo sviluppo autonomo di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) che il cancro usa per ricevere sostanze nutritive e aumentare di volume.

La scoperta che apre nuove prospettive di studio è opera di un team tutto italiano guidato da Adriana Albini, responsabile della ricerca oncologica dell'Istituto Irccs MultiMedica di Sesto san Giovanni. Lo studio è stato pubblicato dal 'Journal of Translational Medicine', rivista scientifica nata con l'obiettivo di promuovere la ricerca traslazionale, quella cioè che punta a portare i risultati di laboratorio alla pratica clinica. I ricercatori di MultiMedica - insieme a Claudio Brigati dell'Istituto tumori di Genova, Agostina Ventura del Consorzio biotecnologie avanzate (Cba) di Genova, Antonio Sica dell'Istituto Clinico Humanitas e Douglas Noonan dell'università dell'Insubria - hanno studiato l'interazione dell'angiostatina con le cellule mieloidi, un sistema difensivo del corpo costituito da alcuni globuli bianchi dell'organismo, tra cui principalmente granulociti e macrofagi.

"Abbiamo scoperto che l'angiostatina agisce attraverso un mediatore immunitario, la citochina interleuchina 12, che può bloccare la neoangiogenesi a seguito della stimolazione delle cellule mieloidi da parte dell'angiostatina stessa", spiega Albini.
"La scoperta che l'angiostatina agisce attraverso l'interleuchina 12 - prosegue la ricercatrice - potrà offrire per il futuro nuovi protocolli terapeutici per un suo utilizzo non più come agente antiangiogenico diretto nel targeting vascolare, ma utilizzando la sua attività immunomodulata mediante l'interazione con i globuli bianchi". La ricerca è stata realizzata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, del Progetto Cipe, del Cba e dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). La scoperta dell'equipe italiana è stata dedicata alla memoria dello scienziato Judah Folkman, padre dell'angiogenesi e primo a individuare la molecola dell'angiostatina, nel primo anniversario della sua scomparsa.

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