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Cassazione, medici risarciti per mancato riposo compensativo

Medlex Redazione DottNet | 25/06/2017 18:42

Il fatto è accaduto all'Asl di Massa: 260 gli interessati dal provvedimento. Un caso che segna un importante precedente

Una sentenza rivoluzionaria che crea un importante precedente: 260 tra medici e addetti al comparto della Asl 1 di Massa-Carrara (oggi Toscana Nord Ovest) dovranno essere risarciti per la mancata fruizione del riposo compensativo nei casi di reperibilità attiva. Un caso che getta scompiglio non solo nelle casse pubbliche dell’azienda sanitaria che ha perso in Cassazione, ma anche per tutte le strutture che si trovano in situazioni analoghe

La Corte di Cassazione (sentenza  n. 14770/17), dopo un lungo iter cominciato nel 2007 a Massa, ha dato ragione – scrive il Tirreno - ad un primo gruppo di medici e non medici, rappresentati dall’avvocato  Claudio Lalli. La quantificazione del risarcimento dovrà essere stabilita successivamente dalla Corte d’Appello di Genova.

I dipendenti ospedalieri all’epoca chiesero il "riconoscimento del diritto a fruire del riposo compensativo", ovvero la possibilità di "recuperare" tutti i riposi di cui non avevano goduto, avendo svolto servizio di pronta disponibilità anche nei giorni festivi e non solo; e il risarcimento del danno subito per la mancata fruizione del riposo, circostanza che aveva portato - così sostenevano - a turni massacranti, stress e ad una qualità della vita inferiore; e avevano sollecitato la "maggiorazione prevista per il lavoro straordinario", cioè una retribuzione, per aver lavorato all’interno dell’azienda sanitaria, nei giorni successivi al mancato riposo.

Il Tribunale di Massa prima e la Corte d’Appello di Genova poi – si legge ancora sul Tirreno -, avevano respinto tutte le domande presentate da questi primi dodici medici contro la Asl 1 Ma ecco che la Corte di Cassazione, mettendo una parola inappellabile sui punti chiave, ha ribaltato, almeno in parte, quelle sentenze, e oggi prevede che i medici siano risarciti del danno per la mancata fruizione del lavoro straordinario. La Cassazione ha accolto parte delle richieste dei dipendenti ospedalieri. La Suprema Corte in questa sentenza destinata a fare giurisprudenza ribadisce alcuni concetti: intanto, che il diritto del dipendente alla fruizione del necessario riposo dovrà essere garantito dall'azienda, a prescindere da una richiesta, trattandosi "di diritto indisponibile, riconosciuto dalla Carta Costituzionale oltre che dall'articolo 5 della direttiva Comunitaria 2003/88".

Insomma, il riposo settimanale non è rinunciabile e non può essere monetizzato. Il passaggio chiave della è questo: "la impugnata, nell'escludere il diritto al risarcimento del danno per la mancata fruizione del riposo settimanale nei casi di reperibilità attiva, non ha correttamente interpretato le disposizioni contrattuali rilevanti e si è posta in contrasto con i principi di diritto sopra indicati" (Carta Costituzionale, direttiva Ce, precedenti della Cassazione).

L’avvocato Claudio Lalli in queste ore sta facendo i conti di quanto potrebbe valere, in denaro, il danno patito dai 260 ospedalieri; il costo per le casse pubbliche sanitarie potrebbe essere elevato. Se anche fossero, per ipotesi, per altro possibile visti gli anni trascorsi (dal 2002 a oggi, perché la causa avviata nel 2007 prendeva in esame già i cinque anni precedenti) 20mila euro per uno, il conto sarebbe di 5 milioni e 200mila euro! Quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi rappresenta un caso unico nazionale, essendo la prima sentenza intervenuta su questo tema in ambito ospedaliero.

L'Azienda sarà costretta a ripagare i dipendenti in causa, come dice la Cassazione, ma dovrà anche cercare necessariamente un'organizzazione diversa del lavoro, per garantire il riposo compensativo e non dover esporsi a nuovi ricorsi. E ciò potrebbe comportare l'esigenza di nuove assunzioni. Ricordiamo che la gestione di tutte queste pratiche anche a livello nazionale, avverrà attraverso l’attività del Cgl, il Centro giuridico del lavoro costituto per assistere i lavoratori avvalendosi anche dello studio attraverso l’avvocato Claudio Lalli.

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