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Carlo Bettocchi: Italia avanti nell'andrologia

Andrologia Redazione DottNet | 02/02/2017 11:43

Il docente in questa intervista spiega il ruolo e i compiti dell’European Society of Sexual Medicine (ESSM)

Carlo Bettocchi, professore di Urologia dell’Università degli Studi di Bari, è il responsabile dell'inquadramento diagnostico e trattamento chirurgico delle disfunzioni erettili, dell'infertilità di coppia, della conversione chirurgica di sesso nei transessuali e della chirurgia ricostruttiva dei genitali esterni all'interno dell'Unità Operativa di Urologia I Universitaria, presso l'Azienda Policlinico di Bari. Inoltre, da oltre cinque anni è il tesoriere dell’European Society of Sexual Medicine (ESSM).

Ha trascorso molti anni all'estero: nel 1991 ha lavorato come Research Fellow presso la Divisione di Urologia dell’Academic Hospital di Maastricht in Olanda e dal 1992 al 1995 ha lavorato come Clinical Assistant presso la Divisione di Uro-Andrologia del Middlesex Hospital UCHL e del King’s College Hospital di Londra.

Una lunga carriera, dunque, svolta per lunghi periodi oltre confine dove ha coltivato un interesse specifico nell'ambito dell’andrologia, contribuendo anche alla pubblicazione di oltre 200 articoli su riviste nazionali ed internazionali.

Professore, l'Italia, anche probabilmente per antichi retaggi sull'argomento, in passato non ha avuto un ruolo di primo piano sul tema della sessualità. Adesso pare che la situazione sia decisamente cambiata. E così?

Senza alcun dubbio. In Italia ormai non siamo secondi a nessuno, anzi posso sicuramente affermare che siamo in una posizione all'avanguardia nel campo urologico e dell'andrologia. Grazie anche ad una grossa esposizione mediatica che ha contribuito in maniera rilevante alla diffusione e soprattutto alla comprensione di temi legati appunto al mondo della sessualità.

ESSM - European Society for Sexual Medicine – è senza dubbio una delle società scientifiche più prestigiose. Qual è il contributo che offre all'andrologia italiana?

E' la più importante e grande società scientifica in Europa nel campo andrologico e della sessualità ed è anche quella che offre con il maggiore impegno un programma informativo ed educativo. ESSM nasce in effetti come una società madre che raccoglie una serie di altre società affiliate rappresentative di ogni nazione europea, come ad esempio le società italiane di Andrologia (SIA) e Medicina sessuale (SIAMS). In totale, le società scientifiche sotto l'ombrello dell’ESSM sono oltre 25 con più di 2000 soci rappresentativi di diverse specialità mediche, quali urologia, endocrinologia, psicologia, ecc. Sono molti i progetti educazionali ideati e realizzati dall’ESSM che poi vengono distribuiti nelle varie corporate: c’è una scuola dove annualmente vengono formati circa 40 medici, offriamo ogni anno quattro grant di 25mila euro per progetti di ricerca di base e clinica nel campo della sessualità, borse di studio per i congressisti e molto altro. Il tutto con l'obiettivo di affiancare il medico nello sviluppo di nuove cure e nuovi approcci col paziente.

Sembra che i farmaci contro la disfunzione erettile siano tra i più richiesti. Ci sono novità nel settore?

Non possiamo parlare di novità importanti, ma sicuramente di molta ricerca, come le nuove terapie con le onde d'urto. Per quanto riguarda i farmaci restano ancora molto validi i prodotti con PDE5 che ci permettono di trattare con successo oltre il 70% dei nostri pazienti. E poi ci sono i supporti protesici che ci consentono di risolvere comunque tutti i problemi anche a coloro che non rispondono alle terapie farmacologiche.

Ma c'è ancora molta reticenza ad andare dall'andrologo?

Non più ormai. L'approccio è sicuramente più disteso, anche perché il paziente sa di poter contare su valide terapie e farmaci in grado di aiutarlo senza difficoltà ed in ogni circostanza. Voglio anche aggiungere che l'età media dei pazienti sta scendendo sempre di più, tuttavia va precisato che i problemi per i più giovani sono in particolare funzionali, stress e ansia da prestazione tanto per citare i più diffusi, e non organici come accade per i più anziani.

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