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Veronesi, una vita per la medicina e l'oncologia

Oncologia Redazione DottNet | 09/11/2016 10:36

Le sue battaglie, le sue vittorie e la sua attività politica

Oncologo, politico, sostenitore di grandi campagne. Umberto Veronesi, spentosi martedì a Milano, avrebbe compiuto 91 anni il 28 novembre prossimo, è stato un personaggio eclettico e che ha lasciato il segno in vari campi, legando il suo nome agli studi contro il cancro ma anche all'appoggio di campagne sociali al centro di accese polemiche come, ad esempio, quella a favore dell'eutanasia. Diceva spesso di non avere paura della morte ma di essere anche forte sostenitore di ogni lotta alla sofferenza fisica e psichica del malato. Una personalità forte ed anticonformista, anche nel rapporto con la moglie Sultana Razon dalla quale ha avuto sei figli e che, in un libro, ha raccontato delle relazioni extraconiugali del marito e di quando, mentre guidava, le rivelò di aver avuto un bambino da un'altra donna.

VERONESI MEDICO, LA 'RIVOLUZIONE' CONTRO IL CANCRO AL SENO: Nato a Milano il 28 novembre 1925, Veronesi si è laureato in medicina e chirurgia all'università statale di Milano nel 1952 e dopo alcuni soggiorni all'estero è entrato all'Istituto nazionale dei tumori come volontario, diventandone direttore generale nel 1975. Nel 1965 ha partecipato alla fondazione dell'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc) e ha fondato nel 1982 la scuola europea di oncologia. E' stato anche socio fondatore dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). Tra i suoi numerosi incarichi, anche quello di presidente dell'Organizzazione europea per la ricerca e la cura del cancro dal 1985 al 1988. Nel 1991 ha fondato, diventandone direttore scientifico, l'Istituto europeo di oncologia (Ieo).     Nel 2003 è stata anche istituita la Fondazione Umberto Veronesi.
    Numerosissimi i suoi studi relativi soprattutto al cancro al seno: Veronesi è infatti stato il primo a promuovere il rivoluzionario approccio della cosiddetta chirurgia conservativa per la cura dei tumori mammari, dimostrando come la tecnica della quadrantectomia garantisse livelli di sopravvivenza alle pazienti, purché abbinata alla radioterapia, analoghi a quelli ottenuti con l'intervento più invasivo di asportazione della mammella, la mastectomia.


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VERONESI POLITICO, LA PRIMA LEGGE ANTIFUMO IN ITALIA: Il 25 aprile 2000 è stato nominato ministro della Sanità nel secondo governo Amato fino al giugno 2001. Dal 2008 al 2011 è stato senatore del parlamento italiano eletto con il Partito Democratico. Nel 2010 Veronesi è stato poi nominato presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana, rinunciando all'incarico di senatore. In qualità di ministro si è battuto in particolar modo per la legge antifumo: grazie alla norma da lui voluta, per la prima volta in Italia è stato sancito il divieto di fumo nei luoghi pubblici.
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LE SUE CAMPAGNE, DAL VEGETARIANISMO ALL'EUTANASIA: tra le varie campagne promosse da Veronesi anche quella, iniziata nel 1995, per la depenalizzazione e la legalizzazione delle droghe leggere con l'obiettivo di giungere ad una regolamentazione dei derivati della canapa, principalmente per uso terapeutico.
    Veronesi si è anche schierato a sostegno della validità degli organismi geneticamente modificati. Nel 2005, durante un convegno pubblico, Veronesi affermò anche che a provocare il cancro più che gli Ogm sarebbero alcune tossine contenute in particolari alimenti, affermazione che suscitò varie polemiche e critiche del movimento slow food. L'oncologo, a sostegno degli Ogm, in una dichiarazione del 2006 sottolineò tuttavia come l'ingegneria genetica sia "un metodo estremamente intelligente per combattere la fame nel mondo, per ridurre l'impatto dei pesticidi e per contrastare la desertificazione". Da sempre è stato anche a sostegno della salute animale e del vegetarianismo, diventando egli stesso vegetariano e pronunciandosi contro il consumo di carne. Veronesi è stato anche sostenitore del testamento biologico e dell'eutanasia nel caso particolare di malati terminali, appoggiando anche alcuni appelli pubblici sulla questione. Si è detto inoltre favorevole al matrimonio egualitario e all'adozione da parte di coppie dello stesso sesso sostenendo l'uguaglianza tra coppie eterosessuali ed omosessuali.

TUMORE AL SENO Dalla 'quadrantectomia' al 'linfonodo sentinella', dalla tecnica salva-capezzolo ('nipple sparing') alla 'radioterapia intra-operatoria'. Umberto Veronesi, spentosi oggi a Milano, è stato sempre avanti di anni rispetto al resto del mondo nel trattamento, soprattutto chirurgico, del tumore della mammella. Quando nel 1969 espone a Ginevra, davanti a un consesso mondiale, la sua ricerca sulla 'quadrantectomia', cioè l'intervento che limita l'asportazione al quadrante mammellare sotto cui c'è il nodulo tumorale, e che era considerato 'non invasivo' rispetto all'allora vigente 'dogma della mastectomia' (l'asportazione totale della mammella), viene ascoltato quasi con fastidio.

    "Ero giovane, ero italiano - aveva raccontato di recente - venivamo considerati scienziati di serie B e in più trasgredivo all'ortodossia del tempo. In altre parole mi diedero del pazzo''. Lui è però sicuro delle sue ricerche e 'persevera nella sua pazzia', arrivando negli anni a operare con questa tecnica ben l'80% delle sue pazienti all'Istituto Europeo di Oncologia (IEO).

    Ci vogliono 32 anni perché gli stessi americani che lo avevano sbeffeggiato nel 1969 sono costretti a dargli ragione: il 17 ottobre 2002 il New England Journal of Medicine, pubblica un lavoro da cui emerge che a distanza di 20 anni dall'intervento la sopravvivenza delle donne sottoposte a quadrantectomia corrisponde esattamente a quella di coloro cui e' stata asportata la mammella intera.
    ''E' la vittoria - osserva in quella occasione Veronesi - della nostra filosofia di attacco al cancro, che è la 'ricerca del minimo intervento efficace', sulla filosofia che cerca invece 'il massimo trattamento tollerabile dal paziente'''.

    Ma il prof è già molto più avanti: lo stesso giorno in cui arriva questo riconoscimento, lui già presenta il perfezionamento della sua invenzione: una tecnica operatoria che, asportando il tumore, restituisce alla paziente un seno vero, completo di areola e capezzolo. E in sole 2 ore di intervento. Questa nuova tecnica, chiamata 'nipple sparing', è resa possibile dagli ottimi risultati che negli ultimi anni ha dato la 'radioterapia intra-operatoria' (già sperimentata all'IEO su centinaia di pazienti) che fornisce in un'unica soluzione, durante l'operazione chirurgica appunto, la stessa quantità di radiazioni di un intero ciclo post operatorio, sollevando anche la paziente da una sorta di calvario aggiuntivo ai problemi, anche psicologici, che il tumore al seno comporta.
    Ma già anni prima, nel 1996, Veronesi aveva sollevato le sue pazienti da un altro intervento 'demolitivo' accessorio, quello chiamato anche, con termine molto crudo, 'scavo ascellare' per l'eliminazione dei linfonodi che, se coinvolti dalle cellule tumorali, sono una via di diffusione del cancro. Fino a quel momento, infatti la 'quadrantectomia' era sempre stata seguita dall'asportazione dei linfonodi.
    Veronesi scopre invece che i linfonodi sono colpiti in maniera regolare, secondo un preciso ordine e questo gli dà modo di 'inventare' una nuova tecnica chirurgica chiamata del 'linfonodo sentinella': se infatti il primo della serie dei linfonodi (quello chiamato appunto 'sentinella') è libero, saranno certamente liberi tutti gli altri (sono ben 25, divisi su tre livelli) e non occorrerà asportarli.
    Una vita spesa alla ricerca di come migliorare la tecnica chirurgica (e non solo) per alleviare le sofferenze delle sue pazienti, dal punto di vista fisico, estetico, psicologico, senza comunque mai abbassare il livello di sicurezza della terapia. Una dedizione che gli è valsa anche l'affettuosa nomina, da parte di un'associazione femminile romana, 'Donna ad honorem'.

LA POLITICA Non solo oncologo di fama internazionale: la vita di Umberto Veronesi è stata la testimonianza di un attivismo che ha oltrepassato i confini della scienza a favore di un impegno che lo ha visto misurarsi sia nel campo politico che sociale. Fino alla fine della sua vita quando, a causa dell'evolversi della sua malattia, è stato costretto a diradare sempre più presenze e testimonianze.
    La sua competenza in campo medico, oltre ai riconoscimenti e le onorificenze guadagnate per la sua attività clinica e di ricerca, lo ha condotto anche a ricoprire l'incarico di Ministro della Sanità con il secondo governo Amato. Un incarico che si ricorda soprattutto per la sua battaglia per una legge contro il fumo che, tuttavia, non fu lui a vedere attuata ma il suo successore Girolamo Sirchia. Da sempre vicino al Psi, negli anni ottanta Veronesi venne chiamato da Bettino Craxi a far parte dell'assemblea nazionale del Psi. Il suo impegno lo ha portato anche a valutare ma poi declinare una sua candidatura per fare il sindaco a Milano sotto la bandiera dell'Unione. Alle primarie del centrosinistra del 2012 si disse propenso a votare per Vendola ma alle ultime comunali milanesi il suo appoggio convinto è andato a Beppe Sala.
    Nel 2008, venne eletto senatore con il Partito Democratico, incarico a cui Veronesi rinunciò per andare a presiedere l'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana. Presidenza a sua volta lasciata in polemica con il governo Berlusconi che non gli aveva garantito una sede né strutture minime per consentire all'agenzia di svolgere le sue attività. La sua contrarietà nei confronti dello "spauracchio ingiustificato» della tecnologia atomica e l'aver sostenuto l'utilità e l'innocuità degli inceneritori gli valse, nel 2008, un frontale attacco di Beppe Grillo che arrivò a addirittura a definirlo "Cancronesi" e sul suo blog scrisse: "Per lui inceneritori e istituto dei tumori sono un ciclo virtuoso di creazione della malattia. Un business.
    La provoca e la cura". Un affronto replicato qualche anno più tardi quando l'ormai leader del M5s nel sostenere la necessità di maggiore trasparenza per le norme che riguardano i rapporti tra Tv e l'industria farmaceutica fece l'esempio di Veronesi: "pubblicizza in tv le mammografie così, probabilmente, ha le sovvenzioni per il suo istituto" disse.
    La sua ricerca e la sua sensibilità etica e sociale lo hanno portato tuttavia ad esplorare altri confini e, più di recente, ad abbracciare il vegetarianesimo, disciplina da lui seguita, non solo come regime salutare ma come atteggiamento di rispetto verso la specie animale. Ma il vegetarianesimo per Veronesi è stato anche impegno etico e sociale, terzomondista, in difesa delle popolazioni affamate anche a causa della destinazione di troppa parte dei terreni coltivabili alla coltivazione di foraggi destinati all'alimentazione animale. Veronesi è stato anche un sostenitore del testamento biologico nonché, con un suo personale approccio, dell'eutanasia e dell'aborto. Inoltre si è detto favorevole sia al matrimonio egualitario sia all'adozione da parte di coppie dello stesso sesso ed anche dell'utero in affitto.

IL MEDICO: "Quando ho incominciato a occuparmi di tumori non avevamo mezzi diagnostici, c'erano solo le nostre mani. Io ho le mani sensibilissime perche' per almeno 30 anni dovevo fare diagnosi di tumore o non tumore solamente con la percezione delle mie dita. Poi arrivarono gli strumenti piu' evoluti, la mammografia, l'ecografia e quelle piccole percentuali di guarigione che avevamo allora balzarono in alto".
    Così Umberto Veronesi parlava della sua attività di medico nell'ottobre del 2015, in occasione del cinquantesimo anniversario dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), di cui è stato fondatore.
    In un video proiettato per l'occasione, Veronesi sottolineava come "in Italia intorno agli anni '60 arrivo' nell'Istituto dei Tumori un bravissimo ricercatore che veniva dall'America, Beppe Della Porta. Diventammo amici: aveva visto grandi organizzazioni per raccogliere aiuti dalla popolazione per curare il cancro".
    "Mi sono accorto che in Italia - affermava Veronesi - non c'erano finanziamenti per la ricerca, ne' pubblici ne' privati e cosi' andammo dal notaio e fondammo l'Airc, la creammo ufficialmente. Non avrei mai immaginato che avrebbe preso una posizione cosi' dominante nel mondo della ricerca sui tumori. La bellezza di questa associazione - affermava - e' stata quella di promuovere e finanziare la ricerca, ma anche di dare consapevolezza alle persone. Non e' solo finanziamento per la ricerca, per questo penso che Airc abbia un grande futuro".
    Quindi, una finale professione di ottimismo: "Io sono ottimista sul futuro, i giovani ricercatori hanno uno spazio di ricerca gigantesco. Se potessi vivere a lungo - diceva- avrei potuto vedere magari la vittoria totale sulla malattia. Quando mi dicono 'sei un uomo di successo', dico 'no sono un uomo di insuccesso'. Quello che dovevo raggiungere non e' stato raggiunto. Ho fatto qualcosa, ho migliorato la condizione umana delle persone con tumore con qualche successo, senza la soluzione finale, che purtroppo non ho potuto vedere.  Ma arrivera'"

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