La presenza di metastasi spleniche parenchimatose è associata, nello stato avanzato, ad una riduzione significativa della sopravvivenza.
Il tumore ovarico rappresenta una neoplasia ginecologica aggressiva, caratterizzata da elevata capacità di diffusione, per il trattamento della quale la strategia terapeutica più efficace resta l’approccio chirurgico aggressivo.
In seguito alla diffusione delle cellule tumorali oltre la zona pelvica, è stato frequentemente osservato il coinvolgimento della parte addominale superiore, compresa la regione epatica, diaframmatica o della milza. Studi recenti hanno cercato di stabilire se la diffusione addominale superiore sia il segno distintivo di una patologia biologicamente più aggressiva oppure se la sopravvivenza, in questi casi, possa essere migliorata dopo resezione R0 (R0= completa resezione in assenza di tumore residuo).
Lo scopo dello studio di Bacalbasa et al. è stato determinare l'impatto sulla sopravvivenza delle metastasi parenchimatiche rispetto alle metastasi spleniche peritoneali e al coinvolgimento linfonodale ilo splenico, al momento della citoriduzione primaria del tumore ovarico epiteliale in stadio avanzato.
Sono state esaminate 66 pazienti con età media di 54.12 anni (range= 25-80 anni) sottoposte a splenectomia nell’ambito della citoriduzione primaria presso il Dan Setlacec Center of Gastrointestinal Disease and Liver Transplantation, Fundeni Clinical Institute, tra gennaio 2002 e maggio 2014.
Sebbene sia stata tentata la resezione macroscopica completa in tutti i casi, una resezione R0 è stata raggiunta soltanto in 57 delle 66 pazienti. Le indagini istopatologiche hanno confermato la presenza del sottotipo sieroso in 61 casi, mentre negli altri cinque casi, è stato riscontrato il sottotipo mucinoso. Quando sono stati analizzati i campioni della splenectomia, l'invasione della capsula è stata trovata in 35 casi (53%), il coinvolgimento parenchimatoso è risultato presente in 19 (28.7%) e il coinvolgimento ilare era presente in 12 casi (18.1%). La percentuale complessiva di morbilità è stata del 30%, mentre la percentuale di mortalità postoperatoria a 30 giorni è stata del 7%. La sopravvivenza globale media nei casi con diffusione peritoneale è stata di 58.4 mesi, mentre per le pazienti con coinvolgimento parenchimatoso di 24.5 mesi (p=0.0126) e le donne con diagnosi di coinvolgimento ilare hanno mostrato una sopravvivenza globale media di 40.6 mesi (p=0.362).
In conclusione, la presenza di metastasi spleniche parenchimatose, alla citoriduzione primaria nei casi di tumore ovarico in stadio avanzato, è risultata associata ad una sopravvivenza significativamente ridotta in confronto ai casi di coinvolgimento ilare o diffusione peritoneale.
Pertanto, le metastasi spleniche parenchimatose possono essere considerate un fattore prognostico indipendente associato ad una cattiva prognosi rispetto alle altri tipologie di coinvolgimento splenico. In ogni caso, la splenectomia può essere eseguita in modo sicuro, con una percentuale accettabile di morbilità post-operatoria e può portare ad un beneficio in termini di sopravvivenza mediante l’aumento della percentuale di resezione completa R0.
Riferimenti bibliografici:
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
Commenti