"Siamo sconvolti, non doveva andare così". Non si dà pace Alessandra, la sorella di Arianna Acrivoulis, la trentottenne morta ieri pomeriggio nell'ospedale Jaia di Conversano (Bari) mentre si sottoponeva, sotto anestesia, al trattamento di procreazione assistita. La donna, assieme al marito Michele, sognava da tempo di avere un figlio. Per questo aveva deciso di ricorrere ad un intervento apparentemente innocuo come l'agoaspirazione ovarica e all'esame ovocitale, propedeutici alla fecondazione medicalmente assistita.
Dietro la porta della sala operatoria, in attesa che tutto finisse, c'era proprio il marito Michele. A lui si sono presentati i medici: prima hanno detto che Arianna stava male, dopo un po' hanno allargato le braccia e hanno comunicato che la donna non c'era più. Era successo l'imprevedibile. Hanno solo aggiunto che forse la donna aveva avuto una reazione allergica. In ospedale sono arrivati i carabinieri, che hanno sequestrato la cartella clinica e raccolto la denuncia dei famigliari della vittima.
Con tutta probabilità l'esame sarà compiuto la prossima settimana. Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha inviato all'ospedale Jaia una task force di esperti che dovrà fare luce sull'accaduto. Il gruppo di lavoro è composto da dirigenti della direzione programmazione del Ministero, da carabinieri del Nas, da dirigenti ed esperti di Agenas e da rappresentanti delle Regioni. Una prima relazione sull'accaduto dovrà pervenire al ministro e all'unità permanente di crisi del Ministero entro le prossime 48 ore. Entro stasera, invece, sarà pronta la relazione della commissione medico-legale nominata dal dg della Asl di Bari, Vito Montanaro, subito dopo i fatti. "Vogliamo capire cosa sia successo. Ci sarà una relazione del direttore generale della Asl di Bari. Abbiamo bisogno di saper compiutamente dal punto di vista sanitario e scientifico che cosa è accaduto. I tempi saranno stretti", assicura l'assessore alla Sanità della Regione Puglia, Domenico Pentassuglia.
"La paziente - spiega Giuseppe D'Amato, responsabile del reparto e presente all'operazione - ha subito un intervento routinario, un prelievo transvaginale, ossia abbiamo prelevato gli ovociti. Quello che è avvenuto dopo, per quello che ho potuto constatare, è un arresto cardiocircolatorio, del quale bisogna conoscere quali siano le cause". "Noi siamo non solo tranquilli, ma abbiamo consegnato - spiega - tutti gli atti, è stata nominata su ordine del direttore generale una commissione interna della Asl che dovrà vagliare la condotta dell'equipe" della quale faceva parte anche un altro medico. "Io, insieme con mio marito - racconta Alessandra, sorella della vittima - sono stata la prima a raggiungere mio cognato. Ci hanno trattenuti, non ci hanno fatto entrare nella sala, dicendo che dovevano arrivare i carabinieri, poi abbiamo saputo che dovevamo essere noi a chiamare i carabinieri e così abbiamo fatto, ma solo dopo molto tempo, tutto assurdo". "Stiamo parlando - dice il cognato della vittima, Giuseppe Digesù - di una ragazza di 38 anni, che voleva solo vedere realizzato un sogno". Come hanno spiegato i medici quanto avvenuto? "A noi - risponde l'uomo - ci hanno detto che la morte potrebbe essere stata causata anche da una reazione allergica. Sarà la magistratura a fare chiarezza, a me in questo momento sembra tutto assurdo, a cominciare dal fatto che quando mia cognata si è sentita male i medici hanno dovuto chiamare il 118. Non voglio aggiungere altro".
Un evento ''estremamente raro'', anche se l'agoaspirazione ovarica o 'pick up' degli ovuli è una delle fasi più delicate nel processo di procreazione medicalmente assistita (pma). La morte di una donna di 38 anni a Conversano a seguito di un intervento di agoaspirazione ovarica rappresenta, secondo gli specialisti, un evento eccezionale, ma gli esperti ricordano comunque che il rischio 'zero' non esiste.
''Dalle poche notizie che emergono - sottolinea Luca Gianaroli, direttore scientifico della Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione (Sismer) - è ipotizzabile un evento avverso o legato a patologie d'organo o a malattie pregresse della paziente, oppure a eventi allergici o di reazione ai farmaci. Incidenti simili sono infatti estremamente rari in un Paese come il nostro, dove si eseguono circa 50.000 prelievi di ovociti l'anno. Erano diversi anni che non si verificava un evento così grave, tenendo presente che la tecnica operatoria è molto ben codificata in strutture di grande esperienza come quella di Conversano''.
Il pick up ovarico, spiega inoltre il presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Paolo Scollo, ''rappresenta il terzo passo dal momento in cui una donna decide di affrontare il percorso della procreazione assistita (pma): dopo le fasi della consulenza psicologica e della stimolazione ormonale per la produzione di ovociti, c'è appunto la fase del pick up degli ovuli; a questo punto si effettua la fecondazione in laboratorio e si procede quindi al transfer dell'embrione in utero''. Il pick up ovarico, prosegue, ''è un intervento abbastanza di routine per i ginecologi esperti e la casistica di eventi avversi legati a tale procedura è bassissima. Tuttavia, come tutti gli interventi invasivi, anche questo comporta dei rischi e si tratta comunque, insieme al transfer, della fase più delicata nell'iter di pma''. Per Scollo è però presto per arrivare a delle conclusioni e bisognerà capire quale fosse il quadro clinico preciso della donna deceduta e se non fossero presenti altri fattori di rischio.
L'invito è dunque a ''non creare allarmismo e affidarsi sempre a medici esperti''. Anche per Claudio Giorlandino, segretario dell'Italian College of Fetal Maternal Medicine, ''quanto accaduto a Conversano è un'evenienza più che rara e in letteratura internazionale casi come questo non arrivano a contarsi sulle dita di una mano''. È pur vero però, precisa, che ''il prelievo di ovociti comporta possibili complicazioni quali il sanguinamento in addome'', anche se ''solo un caso di lesione arteriosa potrebbe determinare uno shock emorragico così grave e rapido''. Al contrario, conclude, ''i pochi casi di decessi descritti, si riferiscono più probabilmente ad una complicanza generale, in genere un'embolia polmonare inattesa''.
fonte: ansa
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