Profumati sì, ma non troppo. Fare 'il bagno' nell'essenza preferita non solo può infastidire il vicino di scrivania o di vita, può anche minacciarne la salute "scatenando attacchi in chi soffre d'asma". Gli esperti fanno appello alle tacite regole del bon ton e della convivenza civile, e invitano i vanitosi ad attingere con moderazione da spray e flaconcini. "Tra gli italiani è diffusa l'abitudine di abbondare col profumo - rilevano il cosmetologo Leonardo Celleno e l'allergologo Domenico Schiavino dell'università Cattolica di Roma intervenuti a Milano a un incontro promosso da Unipro (Associazione italiana delle imprese cosmetiche) - Ma invadere di fragranze miste una stanza chiusa, o peggio ancora un ascensore o un mezzo pubblico, è rischioso".
Se respirare un pò del profumo altrui è infatti cosa gradita, "la scia intensa va evitata", dice Celleno. Per i bronchi e i polmoni ipersensibili di chi soffre d'asma, assicura infatti Schiavino, "il profumo non è diverso dal fumo di sigaretta o dallo smog. L'effetto è lo stesso", e poco importa se l'effluvio è fiorito, fruttato, cipriato oppure speziato: quando la dose è eccessiva e l'aria è satura, "il profumo provoca un'irritazione aspecifica sui recettori bronchiali del paziente asmatico", spiega l'allergologo. Il broncospasmo causa così "l'attacco di tosse e tutte le difficoltà respiratorie tipiche di una crisi". Celleno e Schiavino approfittano dunque per lanciare un invito: "Moderate le dosi di profumo - consigliano - E' questione di rispetto e di educazione". In linea tra l'altro con il concetto di eleganza discreta che 'fa tendenza'.
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
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