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Glioblastoma in gravidanza: si può sopravvivere

Ginecologia Medical Information Dottnet | 03/03/2015 12:56

I casi di gravidanza alla presenza di glioblastoma sono rari ma possibili.

Lo standard terapeutico attuale per il trattamento del glioblastoma colpisce soprattutto la fertilità nelle donne. Infatti, la radioterapia diretta all’ipotalamo e alla ghiandola pituitaria, una volta superati i 45Gy potrebbe danneggiare la sintesi delle gonadotropine, mentre la chemioterapia associata ad agenti alchilanti come il temozolomide può provocare una riduzione della funzione delle ovaie e una menopausa prematura.

Esistono, però, anche alcuni referti di gravidanze di donne affette da gliomi maligni, che riportano i casi di donne i cui tumori celebrali, sono stati diagnosticati durante la gravidanza, così come donne che si erano già sottoposte al trattamento per glioma maligno ad aver scoperto la gravidanza in seguito.

Un team di ricercatori di medicina interna a Vienna, ha compiuto uno studio sul caso di una donna affetta da glioblastoma multiforme recidivato, divenuta madre da poco. La donna ha annunciato la propria gravidanza poco dopo il sesto ciclo di un regime di temozolomide, prescritto per il trattamento della prima insorgenza del glioblastoma.

Durante la gravidanza il feto si è sviluppato normalmente ed è stato tenuto sotto controllo con ecografie svolte a breve distanza l’una dall’altra. Il decorso della gravidanza è stato regolare, fino alla 27esima settimana in cui la donna ha accusato un aumento della pressione intracranica e un senso d’indebolimento negli arti inferiori.

Vista la condizione, fu ricoverata in ospedale per osservazione e trattamento antiedemigeno. Con l’aggravarsi delle condizioni, le furono somministrati dei corticosteroidi per indurre la maturazione dei polmoni nel feto, e il bambino fu partorito dopo 32 settimane e 6 giorni di gravidanza tramite il metodo Misgav Ladach per il parto cesareo.

Il bambino fu dimesso dall’unità di terapia intensiva dopo tre giorni di respirazione assistita, avendo dimostrato di non aver alcun deficit neurologico o di qualsiasi altro organo.

Due settimane dopo il parto, la madre fu sottoposta al terzo intervento, seguito da una chemioterapia con fotemustina 100mg/m² ogni tre settimane per sei cicli combinati a 10mg/kg dibevacizumav ogni due settimane per le sei settimane successive.

La sopravvivenza prolungata della paziente a distanza di più di 18 mesi dalla diagnosi di una ricaduta di glioblastoma è un evento notevole, incoraggiando i pazienti preoccupati sul tema della fertilità nel caso specifico. Allo stesso tempo non è una garanzia per i pazienti la cui fertilità possa essere conservata dopo una chemioterapia alchilante. Inoltre, fornisce un avvertimento per il pericolo potenziale dell’esposizione del feto a rischi notevoli, nonostante ci sia possibilità di sopravvivenza.

Per approfondire lo studio riportato, leggi qui: Case Report: Pregnancy in a patient with recurrent glioblastoma

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