La Cassazione riconosce anche al malato terminale la chance perduta tra i diritti della personalità.
La sentenza sopra richiamata, prendendo spunto da un caso specifico, inquadra e definisce il “danno da perdita di chance”di sopravvivenza anche a malato terminale. L’attore, a causa della morte della moglie per tumore ovario lamentava un danno non patrimoniale da perdita di chance, in quanto vittima di un trattamento mancato terapeutico sbagliato.
In effetti, i medici durante l’intervento asportavano solo l’ovaio affetto da neoplasia, senza rimuovere anche l’altro ovaio e l’utero. Il danno da perdita di chance di sopravvivenza si invera in quel mancato decorso della qualità della vita, durante il processo morboso della malattia e nella mancata possibilità di vivere di più di quanto effettivamente vissuto, causa della mancata asportazione dell’altro ovaio e dell’utero.
Aver definito e chiarito cosa s’intende per danno da perdita di chance, alla luce della sentenza della Cassazione n°7195/2014, non è esaustivo rispetto alla vera novità introdotta dalle III Sez. la quale, riconoscendo il diritto del malato, anche terminale, a mantenere integra la propria chance di sopravvivenza, in modo indiretto difende e tutela un bene diverso dalla vita e dalla integrità fisica, - LA CHANCE PERDUTA - che non è una mera aspettativa di fatto ma un bene che va ad aggiungersi a pieno titolo fra gli altri diritti della personalità, costituzionalmente garantiti, patrimonialmente valutabile indipendentemente da possibili risultati utili rappresentati.
Avv. Achille D’Alessio
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