La firma dell'accordo con Meda è arrivata a fine agosto, quando la famiglia Rovati ha ceduto Rottapharm agli svedesi per 2,275 miliardi di euro. L’operazione ha dato vita al gruppo europeo leader nel settore Specialty Pharma, focalizzato su specifiche aree terapeutiche e nicchie di mercato. Il Gruppo appena nato avrà ricavi consolidati ed ebitda, stimati pro forma in riferimento all’esercizio 2013, rispettivamente pari a 1,9 miliardi e a 550 milioni.
La Fidim, capofila della holding che fa capo alla famiglia Rovati diventa il secondo azionista del Gruppo Meda con una quota del 9% (Advisor di Meda nell’operazione è Rothschild). Non rientrano nella cessione tutte le attività di R&D dedicate al segmento del farmaco di alta tecnologia facenti capo a Rottapharm Biotech, nucleo storico della ricerca del gruppo. Il gruppo Meda è tra i maggiori operatori mondiali nell'industria farmaceutica, attivo sia nei farmaci da prescrizione che di prodotti Otc e per il consumer healthcare. E' quotato alla borsa svedese con una capitalizzazione di 3,5 miliardi di euro.
Per l'occasione abbiamo intervistato l'amministratore delegato di Meda Italia, Francesco Matrisciano.
Meda ha acquisito Rottapharm: le prospettive del gruppo appena nato, mercati e settori d’interesse.
Con l’acquisizione di Rottapharm/Madaus, Meda ha creato una Specialty Pharma Company leader in Europa con un fatturato di oltre 18 miliardi di corone svedesi (circa 2 miliardi di €). L’aggiunta di un portafoglio prodotti basato fortemente su marchi venduti nel settore dei prodotti da banco per la salute, Meda è presente nel mercato farmaceutico con il 60% di farmaci per cui è necessaria la prescrizione del medico ed il 40% di prodotti da banco e prodotti denominati “Cx”, prodotti innovativi, acquistabili direttamente dal paziente nelle farmacie e che possono consentire una migliore qualità della vita.
Com’è nata questa acquisizione?
L'acquisizione di Rottapharm/Madaus costituisce per Meda una crescita della presenza nei Mercati Emergenti ed un incremento del 50% del suo fatturato in questi Paesi. La combinazione dei listini dei prodotti delle due aziende conferma una marcata presenza di Meda nell’area della dermatologia, del trattamento delle forme allergiche respiratorie, della ginecologia, della cardiologia. Questa acquisizione contribuisce alla realizzazione dell’obiettivo di Meda di diversificare l’offerta di prodotti al mercato: la diversificazione del business è una delle più efficaci risposte delle aziende ai problemi che nascono dalla crisi economica generale degli ultimi anni.
In molti invocano una revisione del sistema del payback. Quali sono le sue proposte in merito?
Pur riconoscendo una necessità di controllo della spesa pubblica da parte del Governo, credo che la limitazione della spesa farmaceutica da una parte stia risparmiando nel settore meno costoso della spesa sanitaria nazionale dall’altra parte sta limitando la ricerca in un settore che ha contribuito fortemente al miglioramento della qualità della vita delle persone e non ultimo all’allungamento della vita media stessa. Credo che il cambiamento radicale che dovrebbe essere operato nel settore del risparmio sulla spesa farmaceutica non debba essere basato sul payback per non togliere alle aziende la possibilità di investire, ma piuttosto agire sull’accesso delle persone ai farmaci offerti dal SSN assolutamente agendo sulle fascie di reddito. Laddove il reddito non consente l’accesso ai farmaci del SSN, lo sviluppo di assicurazioni sulla malattia potrà sopperire alle esigenze del pubblico di reddito più elevato.
Renzi si è dimostrato molto disponibile nei confronti delle aziende farmaceutiche. Ha chiesto da voi posti di lavoro: in cambio lei cosa si aspetta dal Governo?
La più importante aspettativa è che si possa pianificare le nostre attività e relative spese senza incorrere sempre in richieste non programmate di risparmi sulla spesa che si traducono in pay-back per le aziende che puntualmente da temporanei diventano permanenti. Consentire alle aziende internazionali di investire di più sul nostro territorio agendo sulle norme che regolano il lavoro dell’Agenzia del Farmaco: tempi certi sulla registrazione dei farmaci e regole nuove che consentano un più fluido svolgimento degli studi farmacologici e clinici sui farmaci sin dalle prime fasi di vita dei prodotti.
Il settore farmaceutico in Italia è in crescita, nonostante la crisi. Che cosa prevede nel medio-lungo termine?
Se il settore è in crescita questo dipende più dallo spostamento dell’acquisto da parte dei cittadini su prodotti non rimborsati dal SSN che dall’aumento delle prescrizioni mediche. Nel medio-lungo termine non vedo grandi novità e, considerando i forti ritardi negli investimenti sulla ricerca di nuovi farmaci o nuove terapie anche dovuti alla crisi che attanaglia ancora l’Italia e l’Europa, immagino che dovremo lavorare sodo per preservare le nostre società dall’erosione fisiologica dei mercati.
In questi ultimi anni c’è stata una corsa alle fusioni e agli accordi. E’ solo una volontà per ottenere economie di scala?
Penso che molto sia derivato dall’allungamento dei tempi di arrivo a mercato dei nuovi prodotti e dalle esigenze di risparmio della spesa pubblica sulla Sanità.
Gli unici a soffrire del tagli sono stati gli informatori medico scientifici: è una professione destinata a finire o presenterà nuovi aspetti?
No, non credo che sia una professione destinata a finire; piuttosto cambierà la sua veste professionale. Questo significherà dover fondere le prospettive della comunicazione digitale con la necessità di mantenere un contatto ed una comunicazione tra l’azienda e la classe medica che continui a basarsi sui rapporti tra persone.
Silvio Campione
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