Case della Salute, Utap e Uccp alle cooperative: la proposta arriva dal Congresso nazionale del Co.s (Consorzio sanità, una delle sigle che rappresenta le cooperative della mg), organizzato mercoledì scorso a Roma per fare il punto sui ritardi della riforma Balduzzi che avrebbe dovuto ridisegnare il mondo delle Cure primarie.
Secondo quanto emerso dai lavori le cooperative dei medici di famiglia, organizzate in un coordinamento nazionale e integrate con le cooperative che offrono servizi socio-assistenziali e a loro volta inserite in una federazione unica, potrebbero prendersi in carico le future aggregazioni territoriali degli Mmg. Come si ricorderà la legge Balduzzi (che prevedeva la gestione dell’assistito 24 ore su 24, 7 giorni su 7 attraverso AFT e UCCP) entrata in vigore il novembre 2012 ebbe come effetto immediato e dirompente quello di far credere al cittadino che il suo medico di famiglia da allora in poi sarebbe stato sempre reperibile giorno e notte. Ma superato il “misunderstanding” iniziale è finita nel dimenticatoio. La norma tuttavia aveva due scadenze apparentemente inderogabili: l'11 Maggio 2013 (ovvero 180 giorni dopo l’entrata in vigore) data entro cui le modifiche apportate all’articolo 8 della legge 502 del 1992 dovevano essere recepite ed inserite nell’ ACN della Medicina generale (o a seguito di contrattazione o in modo automatico in assenza della stessa) e l'11 Agosto 2013 (ovvero 90 giorni dopo la prima scadenza) data entro cui avrebbero dovuto essere sottoscritti, a seguito di trattative a livello regionale, gli accordi integrativi che avrebbero dovuto definire gli assetti strutturali, logistici e contrattuali delle UCCP. Se la riorganizzazione di fatto non ha avuto seguito lo si deve da una parte alla resistenza dei medici verso forme di aggregazione complesse che richiedono strumenti gestionali sofisticati per essere governate. Dall’altro versante hanno avuto un ruolo non indifferente le preoccupazioni dei governi regionali per i costi che comportano tali strutture. Secondo Antonio Di Malta, presidente Co.S (clicca qui per vedere l'intervista integrale) con il cooperativismo “sarà possibile assicurare ai medici i fattori di produzione necessari all’attività quotidiana e, allo stesso tempo, integrare nell’aggregazione altre cooperative per erogare quei servizi infermieristici e socio assistenziali che fanno parte del “corredo” di una Casa della Salute”. Al convegno era presente anche Giuliano Poletti presidente di Legacoop (clicca qui per vedere l'intervista integrale) che per le famiglie e i medici di medicina generale ha un programma ambizioso: “Come Legacoop siamo in grado di fornire una rete e gli strumenti necessari ai medici, in piena sintonia col servizio sanitario nazionale, affinché sanitari e pazienti possano ottenere il migliore sistema per cittadini nell'ottica di ottimizzare i costi pur tutelando la salute pubblica”. Per Gianfranco Damiani, professore alla Cattolica di igiene (clicca qui per la video intervista integrale) lo scenario in cui potrebbero inserirsi le cooperative dovrà puntare sull'integrazione col territorio: “Medici di famiglia e territorio vanno ad inserirsi nel programma di malattie croniche e assistenza”. “Due aspetti della medicina – continua Damiani – che dovranno essere implementati ulteriormente in futuro sempre nell'ottica del contenimento dei costi. E in questo sarà fondamentale il ruolo dei medici di base”. L'azione del medico di medicina generale, sottolinea Damiani, con queste strutture potrà seguire il pazienti in centri dove potrà guidare progetti di assistenza per la cura di malattie croniche. E il medico così vedrà anche valorizzato il suo ruolo”, conclude Damiani.
Fonte: cos, interna
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"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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