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Le nuove frontiere dell’immunoterapia: una speranza reale

Oncologia Vincenza Iavarone | 07/06/2013 12:04

La terapia immunitaria si fa strada nella sperimentazione clinica contro i tumori; la strategia di stimolare il sistema di difesa dell’organismo a distruggere le cellule cancerogene risulta vincente.

All’ASCO 2013 si è fatto il punto della situazione circa la sperimentazione degli anticorpi monoclonali nel trattamento delle neoplasie. Di seguito i farmaci in corso di sperimentazione ed i risultati ottenuti.

Nivolumab e Ipilimumab sono anticorpi monoclonali che si legano a recettori diversi della via di segnalazione delle cellule T. Nivolumab è un anticorpo IgG4 che si lega al recettore PD-1, espresso sulle cellule T attivate, bloccandolo; questo blocco d’interazione con i suoi ligandi permette alle cellule T di evocare una risposta immunitaria antitumorale. Ipilimumab, invece, è un anticorpo monoclonale ricombinante umano che blocca l’antigene 4 dei linfociti T citotossici. I due anticorpi sono entrambi inibitori di  checkpoints ed agiscono su vie diverse, ma complementari, del sistema immunitario.

MPDL3280A è un farmaco sperimentale Roche progettato per rendere le cellule tumorali più vulnerabili; agisce sulle neoplasie interferendo sulla proteina PD-L1. Dalla sperimentazione è emerso il meccanismo d’azione con cui agisce MPDL3280A, e si pensa che la molecola innovativa possa rimuovere il “segnale di stop”, PD-L1, che si trova sulla superficie delle cellule tumorali impedendo al sistema immunitario di distruggerle, aiutandolo a riconoscere ed attaccare il tumore.

GA101 è il primo farmaco anti-CD20 di tipo II, a questo sono state modificate specifiche molecole di zucchero in modo da cambiare l’interazione con le cellule del sistema immunitario con l’obiettivo di aiutarlo ad uccidere esclusivamente le cellule tumorali.

Il Nab-paclitaxel è stato definito il “cavallo di Troia” in quanto è un farmaco che viene somministrato avvolto in una sorta di guscio di albumina ed in questo modo facilmente penetra nel tessuto tumorale per poi agire contro il tumore stesso.

Moxetumomab, Olaparib eSelumetinib sono le novità terapeutiche di AstraZeneca impiegate come potenziale terapia in pazienti affetti, rispettivamente da: leucemia a cellule capellute, cancro alle ovaie e melanoma cutaneo in stadio avanzato. Le molecole, in fase di sperimentazione, stanno fornendo risultati incoraggianti aprendo nuove frontiere all’immunoterapia.

Pertuzumab eTrastuzumab in combinazione con la chemioterapia fornisce, alle pazienti affette da cancro della mammella metastatico, una sopravvivenza libera da progressione di circa 6 mesi rispetto al precedente standard terapeutico costituito solo da trastuzumab  e chemioterapia. L’anticorpo monoclonale in questione ha come bersaglio il recettore HER2, proteina presente in quantità elevate sulla superficie esterna delle cellule di alcuni carcinomi della mammella. Trastuzumab emtansine, invece, è un anticorpo coniugato in grado di legarsi a determinate cellule tumorali e di rilasciare direttamente al loro interno la chemioterapia.

Vismodegib è stato progettato per colpire in modo mirato e selettivo la segnalazione anomala della via di trasduzione del segnale implicata nello sviluppo di alcuni tumori tra cui il carcinoma basocellulare, una forma di tumore cutaneo. La sperimentazione è risultata positiva circa il rapporto beneficio/rischio ed è stato raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio.

Gli anticorpi monoclonali non sono efficaci in tutti i tipi di neoplasie, infatti nel caso di linfonodi ascellari positivi la loro asportazione ha dati risultati eccellenti rispetto al trattamento con radioterapia ridimensionando significativamente gli effetti collaterali potenzialmente dannosi.

Fonte: Asco 2013

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