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Nascere in Italia può essere anche rischioso

Ginecologia Redazione DottNet | 04/11/2008 18:49

Cicogna 'sicura', ma non ovunque. In Italia, nascere può essere 'a rischio' se l'evento ha luogo in una delle tante, troppe, strutture di serie B che pur si contano nel Belpaese. Non è un allarme, ma sicuramente un’allerta: a lanciarlo sono i ginecologi che, ricordando come molte siano le strutture di eccellenza, denunciano allo stesso tempo una realtà a 'macchia di leopardo' sul territorio quanto ad efficienza e qualità dei punti nascita.

Così, succede che al Meridione 1 parto su 3 avvenga in strutture non eccellenti: attrezzate in modo inadeguato e con un numero minore di 1.000 parti annui effettuati. La fotografia del nascere in Italia è stata illustrata in occasione della presentazione del I Congresso nazionale della Federazione italiana di ostetricia e ginecologia (Fiog), in programma a Roma. Il Congresso tiene anche a battesimo la neonata Fiog, che riunisce ben 20 società scientifiche del settore. E che la nascita sia un momento cruciale lo dimostrano anche i dati sui presunti errori medici: il settore ostetricia e ginecologia si colloca infatti al secondo posto, dopo l'ortopedia, per numero di contenziosi, ed al primo posto per entità dei risarcimenti. Ma la preoccupazione, affermano gli esperti, è soprattutto per la 'forbice' nel Paese: ''C'è una grande differenza fra il partorire in una struttura dove si effettuano 200-300 parti l'anno e in una dove il numero di parti è oltre 1500 - ha affermato il presidente della Associazione ginecologi universitari italiani (Agui) Massimo Moscarini - la formazione degli operatori sarà diversa, come la struttura, talvolta non adeguatamente attrezzata per motivi economici''.

Un esempio: spesso nelle strutture con meno nascite, sottolinea l'esperto, ''manca il III livello che permette l'assistenza dei neonati a rischio con patologie o di basso peso''. Insomma ci sono realtà diverse, e le peggiori sono al Sud.
- PARTO A RISCHIO, A SUD 1 NASCITA SU 3 IN STRUTTURE NON AL TOP: Ottanta parti su 100 non hanno problemi, ma 10 possono essere ad altissimo rischio per mamma e bambino. Per avere un ''livello di garanzia ottimale - ha rilevato Claudio Donadio, primario di ostetricia e ginecologia all'Ospedale San Camillo di Roma - la struttura ospedaliera dovrebbe praticare almeno 1000 parti l'anno''.
Ma se nelle Regioni del Nord Italia l'84% dei parti si svolge in punti nascita di grandi dimensioni, e quindi molto sicuri, al Sud 1 parto su 3 si svolge in strutture con meno di 500 parti l'anno. Su 100 parti, 88 avvengono in ospedali pubblici e 12 in cliniche private (il 63% delle nascite è in strutture dove si praticano più di 1000 parti l'anno).
- COME VOLANO LE CICOGNE IN ITALIA: Sulla base degli ultimi dati Istat, i ginecologi hanno fotografato il 'pianeta nascite' nel nostro Paese. Nel 2007, sono nati 563.933 bambini, in maggioranza maschi. Le italiane continuano a fare meno figli (1,26 a testa) e sempre più tardi.
- LA CICOGNA 'IN PROVETTA': In Italia ci sono 342 centri per la procreazione medicalmente assistita (in testa Lombardia e Lazio, con 61 e 55 centri). Nel 2006 sono state trattate 52mila coppie e sono nati 7.500 bambini. Sul fronte delle interruzioni volontarie di gravidanza, invece, si registra una diminuzione: sono state 127.038 nel 2007 (131.018 nel 2006). Aumentano però i medici obiettori: nel 2006, 69 ginecologi su 100 si sono dichiarati obiettori (59 nel 2003), con un record in Campania.
- GINECOLOGI CHIEDONO ASSICURAZIONE OSPEDALI E 'CONSULTANT': Tra le richieste, quella che ogni ospedale, spiega il presidente Fiog Giovan Battista Serra, disponga obbligatoriamente di un'assicurazione per i propri sanitari. Ed una richiesta arriva anche da Roberto Senatori, dell'Associazione ginecologi extra ospedalieri (Ageo): che il ginecologo privato (scelto da un terzo delle italiane) possa chiedere ad un solo ospedale di assistere le proprie pazienti in sala parto come 'consultant'.
 

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