Cicogna 'sicura', ma non ovunque. In Italia, nascere può essere 'a rischio' se l'evento ha luogo in una delle tante, troppe, strutture di serie B che pur si contano nel Belpaese. Non è un allarme, ma sicuramente un’allerta: a lanciarlo sono i ginecologi che, ricordando come molte siano le strutture di eccellenza, denunciano allo stesso tempo una realtà a 'macchia di leopardo' sul territorio quanto ad efficienza e qualità dei punti nascita.
Così, succede che al Meridione 1 parto su 3 avvenga in strutture non eccellenti: attrezzate in modo inadeguato e con un numero minore di 1.000 parti annui effettuati. La fotografia del nascere in Italia è stata illustrata in occasione della presentazione del I Congresso nazionale della Federazione italiana di ostetricia e ginecologia (Fiog), in programma a Roma. Il Congresso tiene anche a battesimo la neonata Fiog, che riunisce ben 20 società scientifiche del settore. E che la nascita sia un momento cruciale lo dimostrano anche i dati sui presunti errori medici: il settore ostetricia e ginecologia si colloca infatti al secondo posto, dopo l'ortopedia, per numero di contenziosi, ed al primo posto per entità dei risarcimenti. Ma la preoccupazione, affermano gli esperti, è soprattutto per la 'forbice' nel Paese: ''C'è una grande differenza fra il partorire in una struttura dove si effettuano 200-300 parti l'anno e in una dove il numero di parti è oltre 1500 - ha affermato il presidente della Associazione ginecologi universitari italiani (Agui) Massimo Moscarini - la formazione degli operatori sarà diversa, come la struttura, talvolta non adeguatamente attrezzata per motivi economici''.
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