La contraccezione d’emergenza, strumento atto a scongiurare una gravidanza indesiderata rappresenta l’argomento più discusso riguardante la tutela della salute della donna. Per ottenere un’adeguata contraccezione occorre utilizzare la molecola più efficace e con maggiore tollerabilità e somministrarla il prima possibile dopo un rapporto a rischio, “emergenza” perché è un’opzione valida in urgenza. Il primo tentativo di contraccettivo farmacologico utilizzabile in caso di fallimento di altri comuni mezzi anticoncezionali è stato correlato all’impiego di estrogeni ad alti dosaggi, superati negli anni ’70 da una metodologia basata sull’associazione di etilestradiolo e Levonorgestrel a causa degli elevati effetti collaterali correlati. Il metodo progestinico a base di Levonorgestrel che ha fatto la sua comparsa negli anni ‘80 si è mostrato precocemente efficace e con minimi effetti avversi.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Lancet” ha dimostrato come l’efficacia dipenda dai tempi di somministrazione, entro 12 ore dal rapporto, il rischio associato di gravidanze è risultato intorno allo 0,5%, tale percentuale aumentava di circa 4 volte se l’assunzione avveniva entro 72 ore. Tuttavia la più recente ed importante innovazione nell’ambito della contraccezione d’emergenza riguarda l’introduzione di Ulipristal acetato (UPA), un modulatore selettivo dei recettori del progesterone derivato dal 19-norprogesterone che agisce inibendo e ritardando l’ovulazione, anche in periodo periovulatorio laddove il Levonorgestrel già approvato per la stessa indicazione non ha più possibilità di agire.
Bibliografia
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