La Cassazione ha sancito che risponde del decesso del paziente il medico che lo indirizza a un ospedale senza trasmettere ai colleghi un'analitica valutazione specialistica, che fornisca loro il quadro esatto della patologia e della gravità della situazione clinica. Vediamo nel dettaglio il caso e perché la suprema Corte ha deciso che consigliare al paziente di rivolgersi a una struttura ospedaliera non esonera il professionista dalla responsabilità per il decesso dell'utente, se non invia anche una valutazione specialistica, indispensabile a inquadrare la situazione clinica e a evitare ritardi nella cura.
In pratica se il medico non è in grado di assistere il paziente perché in quel momento non ha gli strumenti necessari deve in ogni caso fare di tutto affinché il malato abbia cure e tutele, come afferma la Corte di cassazione, sezione quarta penale, con la sentenza 13547, depositata lo scorso 11 aprile. L’accusa di omicidio colposa ha riguardato un gruppo di medici ritenuti responsabili della morte di un ragazzo, avvenuta in seguito a un grave shock settico e a stasi ematica acuta. Il giovane paziente, diciannove anni, era stato colpito da un grave ascesso dentario, per cui viene portato in ospedale in preda a forti dolori. Ma il responsabile del pronto soccorso, pur riscontrando una seria patologia, inefficace alla terapia antibiotica, lo dimette senza effettuare o disporre l'incisione della parte infettata. Il ragazzo si rivolge, quindi, al suo dentista, il quale – non potendo intervenire, per mancanza di strumenti e personale adeguati – lo invita a recarsi presso una struttura ospedaliera. Dopo essere stato ricoverato due volte, e subito dimesso, il ragazzo perde la vita.
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